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Roma, 30 giu. - (Adnkronos) - La leggenda vuole che il pittore torinese Alessandro Poma (1874-1960) abbia smesso di esporre le proprie opere dopo essersi risentito per una gaffe del re Vittorio Emanuele III che, nel 1910, si rivolse a lui confondendolo co

Roma, 30 giu. - (Adnkronos) - La leggenda vuole che il pittore torinese Alessandro Poma (1874-1960) abbia smesso di esporre le proprie opere dopo essersi risentito per una gaffe del re Vittorio Emanuele III che, nel 1910, si rivolse a lui confondendolo con un altro artista. Quel che è certo è che Poma ebbe sempre un rapporto discontinuo col mondo artistico esterno, scegliendo molto spesso un percorso di grande autonomia e riservatezza. Se si pensa che non firmava quasi mai i quadri, né li datava o dava loro un titolo, è più facile comprendere la difficoltà del lavoro che ha portato alla realizzazione di un “Catalogo generale” (pp. 208, euro 28) delle sue opere.
Il volume, edito da Polistampa e curato dagli storici dell’arte Maria Luisa Reviglio della Veneria e Lodovico Berardi, contiene più di 1000 immagini a colori, oltre a una prefazione del critico Claudio Strinati. Discendente di un’aristocratica e benestante famiglia biellese, Alessandro Poma fu, nei primi del Novecento, protagonista di un inconsueto percorso artistico che, muovendo dalla pittura di paesaggio piemontese, lo portò a una precoce e sensibile adesione all’ambiente artistico della Roma d’inizio secolo, essendosi trasferito lì nel 1900.
Poma visse a Villa Borghese, di cui dipinse numerose vedute, e frequentò artisti come lo scultore Victor Jean Ambroise Segoffin e il pittore Aristide Sartorio che lo incoraggiò a partecipare, tra il 1907 e il 1910, alle Esposizioni Internazionali di Belle Arti di Roma e Milano. Aderì anche al Gruppo dei XXV, affascinato, come Vincenzo Cabianca e Onorato Carlandi, dagli splendidi paesaggi della campagna romana e delle paludi pontine, con ispirazione oscillante tra romanticismo e classicismo, tra innovazione e tradizione. Nell’ultima parte della sua vita Poma ritornò in Piemonte, dove spesso si recava, ma negli anni ‘20 si stabilì a Courmayeur, attirato dal fascino delle montagne, soggetto di molti suoi quadri. Qui proseguì la sua intensa attività artistica, compreso il suo sperimentare con passione tecniche diverse, fino alla morte nel 1960. La sua figura, dopo un oblio durato decenni, è finalmente riemersa grazie al contributo di eminenti critici e storici dell’arte, rendendo così verosimile il progetto di una mostra antologica che è già in preparazione.
Data recensione: 30/06/2010
Testata Giornalistica: AdnKronos
Autore: ––