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Una delle espressioni più abusate del gergo sportivo è perfettamente calzante quando si parla dell’ex capitano della squadra viola. La fedeltà di uno dei più grandi giocatori dell’epoca

Giancarlo Antognoni, mitico giocatore della Fiorentina

Una delle espressioni più abusate del gergo sportivo è perfettamente calzante quando si parla dell’ex capitano della squadra viola. La fedeltà di uno dei più grandi giocatori dell’epoca a una squadra e a una città che non avevano molte speranze di vincere scudetti o coppe è stata ricambiata da tutta la città toscana con un grande affetto che dura ancora oggi, a quasi 20 anni dal suo addio al calcio. Ed è proprio intorno al mito di quello che i tifosi della Fiorentina chiamano "l’unico 10" che è nato un libro scritto da quattro giornalisti del quotidiano fiorentino "La Nazione" (Paolo Chirichigno, Duccio Moschella, Marcello Mancini e Luigi Caroppo) e pubblicato a novembre. Un volume nato per ricordare e raccontare il legame fra un giocatore che ha legato indissolubilmente la propria storia sportiva e umana alla città in riva all’Arno. Un libro che a coloro che conoscono solo il campione racconta l’uomo, il compagno di squadra, il marito, il padre e la sua città.
L’idea, il progetto e la realizzazione del libro (Antognoni - Firenze e il suo campione Editrice Polistampa) viene raccontata da uno dei quattro autori: Paolo Chirichigno. «È nato tutto oltre due anni fa - spiega il giornalista - nel corso di alcuni incontri nel ristorante di Antognoni a Firenze. Ricordando con lui la carriera è venuta fuori l’idea del libro. Il suo carattere schivo in un primo momento gli aveva fatto bocciare l’idea. Successivamente siamo riusciti a convincerlo che un libro era il giusto tributo a un campione come lui e al suo legame con la città. Dall’idea, dal gioco di una sera fra quattro colleghi, il libro è diventato un progetto che è andato in porto, allargandosi e perfezionandosi strada facendo».
Come uno degli autori spiega infatti il libro non racconta solo la Fiorentina ma anche la Firenze degli anni di Antognoni. Marcello Mancini, capo della cronaca di Firenze de "La Nazione", ha ripercorso i fatti principali della città negli anni ’70 col vecchio piano regolatore e le scelte del governo cittadino dell’epoca. Luigi Caroppo ha compiuto una ricerca statistica sul giocatore, trattando poi cosa ha significato per Firenze. Duccio Moschella ha intervistato parte degli allenatori che lo hanno avuto come giocatore fra cui Liedholm, De Sisti, Agroppi e Bearzot. Il libro e corredato da un’ampia parte statistica sia sulla Fiorentina che sulla nazionale, nella quale giocò 73 partite.
La parte finale è occulata da una lunga intervista al giocatore nella quale lui fa chiarezza di alcune storie che hanno caratterizzato la sua carriera. «Giancarlo si racconta, dai primi anni da titolare a Firenze fino al rapporto con la nazionale e ai mondiali (Antognoni fu campione del mondo del 1982 anche se non giocò la finale a causa di un infortunio durante la semifinale contro la Polonia). Sullo sfondo di questo racconto c’è sempre Firenze, una città che per Antognoni è stata davvero una scelta di vita».
Il libro non racconta solo la carriera del giocatore ma ripercorre anche il nascere e il consolidarsi del legame con la città e con la società. A Firenze infatti Antognoni è divenuto uomo, si è sposato ed ha avuto dei figli, tuttavia la città ha avuto sempre la meglio.
Una parte interessante è quella sulle offerte avute da Antognoni. «Le più importanti vennero dalla Juventus e, soprattutto dalla Roma, il cui presidente era il senatore Dino Viola. «Nonostante la moglie romana - spiega Chirichigno - Antognoni scelse di restare a Firenze, anche quella volta». «All’interno del sodalizio viola - prosegue Chirichigno - Antognoni ha ricoperto praticamente tutti i ruoli: dal capitano al dirigente all’allenatore "ombra", al presidente. Al momento del fallimento si era già ritirato da ogni incarico nel club».
Dopo la fine della carriera Antognoni divenne osservatore, rivelando anche in quel lavoro un talento non indifferente. «Scoprì Thuram e Nedved quando erano giovanissimi- spiega il giornalista -. Il ceko addirittura lo aveva notato prima degli Europei del ’96, quando si impose all’attenzione di tutto il mondo. La Fiorentina lo trattò ma l’affare non andò in porto per un nonnulla».
«Il vero motivo di questo libro - conclude Chirichigno - e che vorremmo che i giovani di 20/25 anni, quelli che per motivi anagrafici sono ampiamente giustificati nel non conoscerlo, leggessero e conoscessero la storia di questo giocatore e di quest’uomo che ha legato il proprio destino a quello di una città, facendosi amare totalmente».
Data recensione: 13/12/2005
Testata Giornalistica: Corriere Canadese
Autore: Damiano Vezzosi