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È stata inaugurata il 1° dicembre, presso l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, la mostra "Omaggio a Gaetano Trentanove 1858 –1937. Uno scultore tra la Toscana e gli

06/12/2005 ore 17.35
Cultura

FIRENZE\ aise\ - È stata inaugurata il 1° dicembre, presso l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, la mostra "Omaggio a Gaetano Trentanove 1858 –1937. Uno scultore tra la Toscana e gli Stati Uniti", che, curata da Rosanna Morozzi e promossa dall’Accademia delle Arti del Disegno, dal Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università di Pisa, dal Gabinetto Vieusseux, dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, resterà aperta sino al 27 dicembre.
Con "Omaggio a Gaetano Trentanove", prima mostra dedicata allo scultore fiorentino ma americano d’adozione, l’Accademia del Disegno rende omaggio ad uno degli artisti italiani più ricercati negli Stati Uniti a cavallo del secolo scorso, ricostruendone l’attività e facendolo finalmente conoscere al grande pubblico.
Pochi artisti stranieri riuscirono a godere del favore generale, della posizione sociale, della popolarità e della simpatia di cui beneficiò Trentanove. Molto versatile, lo scultore riuscì ad entrare perfettamente in relazione con due mondi tanto diversi, come l’Italia e l’America. Il segreto della felicità, amava ripetere a chi lo intervistava, consiste nel vivere quattro mesi in Italia e otto negli Stati Uniti. Per circa vent’anni Trentanove, che si autodefiniva "un ragazzo di Milwaukee", ebbe quasi esclusivamente committenti americani continuando però a mantenere, per la realizzazione delle sue opere, rapporti costanti con l’ Italia e con le maestranze del suo Paese.
Fu non solo splendido promotore di se stesso, ma divenne uno dei più importanti impresari dell’arte italiana in America e fu il "rivenditore autorizzato" dell’opera di vari artisti tra cui quella di Aristodemo Costoli.
Figlio di un orafo, nato a Firenze nel 1858, Trentanove fu allievo più o meno diretto di Giovanni Dupré e Augusto Rivalta, e si avvicinò in gioventù ad artisti come Stefano Ussi, Vittorio Corcos e Giuseppe Rossi. Purtroppo non molti sono i documenti che consentono di ricostruire in modo puntuale la fase giovanile della sua attività e i suoi rapporti con l’ambiente culturale fiorentino. Si dedicò fondamentalmente alla scultura in tutte le sue possibili espressioni: dal ritratto al monumento pubblico, dal soggetto religioso alla stele e alla cappella funeraria, dalla figurina ornamentale alla statua decorativa. Come scrive nel catalogo Polistampa la curatrice Rosanna Morozzi, Trentanove è "raramente classicheggiante, a volte scultore di storia, spesso propenso al consolatorio compromesso tra verosimiglianza e accademia, […] figlio del proprio tempo". Il suo realismo è fatto di cose semplici.
Di lui si ricordano la statua di Giovanni Villani, ancora collocata in una delle nicchie della Loggia del Mercato Nuovo, oppure la statua di Victor Hugo realizzata per l’Esposizione mondiale di Parigi del 1889. Ma l’opera che segna la sua rapida ascesa negli Stati Uniti è "L’ultimo degli Spartani" del 1892 per l’Esposizione di Belle Arti di Parma, acquistata da William Cramer, facoltoso collezionista americano e donata alla Layton Art Gallery di Milwaukee. Trentanove interpretò i gusti dei ricchi americani, comprendendone le fondamentali aspirazioni. Capì esattamente ciò che committenti e critici si aspettavano da lui: rappresentare con una vena epica la storia americana senza dimenticarsi della sua tradizione italiana. Negli studi aperti a Milwaukee, a Chicago e poi a Washington il lavoro era frenetico. Gaetano Trentanove era ricercatissimo nei più alti circoli di New York e Washington. L’artista, sull’onda di queste richieste, eseguì monumenti a presidenti, statisti, governatori e generali come: il monumento al Generale Pike, il monumento al Presidente Daniel Webster, oppure la statua di Hoskosh, detto "Il coraggioso", capo indiano della tribù dei Menonimee, responsabile dei trattati tra il suo popolo e il governo degli Stati Uniti.
Ritornò definitivamente a Firenze dopo il 1913, qui fu insignito di varie onorificenze tra cui la nomina a Commendatore della corona d’Italia (1924) e a presidente dell’Associazione nazionale degli artisti (1930). Tra le ultime opere ricordiamo la statua di Mussolini a cavallo. Gaetano Trentanove morì a Firenze il 12 marzo 1937.
Morendo, l’artista destinò all’Accademia oltre a vari lasciti in denaro da utilizzare per borse di studio e premi a lui intitolati, tutte le sue statue (bozzetti, gessi) per farne una Galleria, la sua "piccola libreria", il suo ritratto ad olio fatto da Giuseppe Rossi, mentre il ritratto della sua consorte realizzato da Vittorio Corcos sarebbe andato alla Galleria degli Uffizi, la statua di Victor Hugo alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze e la statua grande raffigurante "L’Ultimo degli Spartani" alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.
L’esposizione "Omaggio a Gaetano Trentanove" vuole portare a conoscenza del pubblico il ricco e poco conosciuto patrimonio dell’Accademia delle Arti del Disegno. Il nucleo centrale della mostra è costituito proprio da quella "Galleria delle statue" auspicata dall’artista nel suo testamento: trenta gessi circa, danneggiati dall’alluvione del ’66 e recentemente restaurati con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Sono bozzetti per i grandi monumenti italiani e americani, ritratti e busti di eminenti personaggi conosciuti negli Stati Uniti.
Intorno alle opere di Gaetano Trentanove, si è cercato anche di ricreare l’ambiente culturale e artistico a cui lo scultore era particolarmente legato: i suoi maestri e i suoi amici. Vista la mancanza di documenti e carteggi dell’artista, la maggior parte dei suoi rapporti con altri colleghi dell’epoca è stata ricostruita grazie a un piccolo dossier con le firme di chi ha visitato le sue esposizioni. Troviamo quindi in mostra opere di Stefano Ussi, Vittorio Corcos, Giuseppe Rossi, Alessandro Lazzerini ma anche dei suoi maestri come Giovanni Dupré o Augusto Rivalta. Alcuni i disegni e gli acquerelli esposti. A testimonianze della popolarità raggiunta da Trentanove negli Stati Uniti sono presenti alcune caricature americane del così detto "Trenty".
La mostra si conclude con una piccola sezione delle stampe dell’amico fotografo americano David Francis Barry (1854 -1934) di Milwaukee. Barry è stato uno dei più importanti fotografi che hanno ritratto in studio capi e guerrieri indiani, riuscendo a coglierne il fascino e la forte carica emotiva. In questo contesto troviamo alcuni tra i più significativi ritratti dei nativi americani: da quello di Cold Row, a Chief Gall, oppure Ute Chief Washington. Immagini che Gaetano Trentanove conosceva bene e che ha utilizzato per realizzare la grande scultura del Coraggioso o, in un altro contesto, per la statua di Padre Marquette. (aise)
Data recensione: 06/12/2005
Testata Giornalistica: AISE
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