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Chiamiamolo eroe del nostro tempo, anche se, forse, è eccessivo perché gli eroi sono altro. Allora, un dio dello stadio, che è un po’ meno dell’eroe. In ogni modo, uno che ha vinto troppo poco ma si è assicurato per sempre una cosa preziosa: l’affetto della gente che lo ha adottato. La sua vita, mai facile, mai in discesa, mai lieve nonostante la fama, intrecciata a quella di una città difficile, aspra, tragica a volte. Antognoni: Firenze e il suo campione non è la celebrazione di un funambolo della palla, ma la storia di un rapporto insolito, dei drammi di un campione e quelli della gente, i fasti del calcio e le tragedie del terrorismo, la storia della Fiorentina e del Putto biondo, dei sindaci illustri e tragici La Pira e Lando Conti. Ricordi scoloriti? Forse no perché, sostiene Sandro Picchi nella prefazione, «se c’è una cosa che Firenze non farà mai, anche se qualche volta dà l’impressione di farla, è dimenticare Antognoni».

Dunque, non solo pallone, partite, stadio, tifo. La città dei guelfi e dei ghibellini, dei bianchi e dei neri, dei Medici e dell’ayatollah Savonarola, con quel ragazzo dai riccioli d’oro ha vissuto un sogno lungo due lustri. Ma la vita, quella di tutti i giorni, era anche un’altra cosa e arrancava in modo penoso fra scandali edilizi, scommesse politiche, liti e incomprensioni. Firenze come specchio del paese che, in parallelo alla storia del campione, vive una mortificante stagione del no: no al potenziamento dell’aeroporto, al progetto Fiat Fondiaria dunque al nuovo Palazzo di giustizia, alla scuola allievi sottufficiali carabinieri, alla sede dell’università, all’inceneritore.

I suoi personaggi paiono emblematici: lo scandalo della banca Steinhauslin che dà l’idea di anticipare quelli più robusti di altri istituti bancari; il conte Callisto Pontello, imprenditore edile e «padrone della società di calcio», e il suo erede, Vittorio Cecchi Gori, il nuovo padrone che scivola in fondo al pozzo trascinando la squadra; l’omicidio dell’ex sindaco Conti compiuto dalle Brigate Rosse che così riescono anche a sfregiare la capitale europea della Cultura. Basta un campione del calcio a far superare tutto questo? Forse no, ma aiuta e allora chiamiamolo pure eroe del nostro tempo.
Data recensione: 25/01/2006
Testata Giornalistica: La stampa
Autore: Vincenzo Tessandori