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È innamorato della sua terra. Che è la stessa di Leonardo. Ne coglie gli aspetti minimi. Perché la osserva. La scruta. Se ne riempie. Nicola Baronti è il grande sostenitore, e l’inventore, della via di Caterina, che da Anchiano porta a San Pantaleo.

È innamorato della sua terra. Che è la stessa di Leonardo. Ne coglie gli aspetti minimi. Perché la osserva. La scruta. Se ne riempie. Nicola Baronti è il grande sostenitore, e l’inventore, della via di Caterina, che da Anchiano porta a San Pantaleo. Via che s’immagina percorsa da Leonardo fanciullo per incontrare la madre, tenuta lontana, quasi confinata, perché non degna d’essere la sposa legittima di un notabile. E’ una via d’amore e di dolore. Deviando, Baronti incontra un’altra via, quella dei mulini. Può imbattersi nel governatore delle acque, che nel XIV secolo era il grande controllore, e in numerosi rii, torrenti e fiumi e, giù nella valle, nel padule. Che caratterizzano il paesaggio. Lo rendono unico. E non può non sfociare in versi. Come quelli che Baronti propone nella raccolta “Il governatore delle acque”, edita da Polistampa “Se la natura corrente ti porta a ristagnare in paludi,/ morire fra le pozzanghere, perato di cuore/ per canali e valvole otturate da stupidità umana,/ rimpiango in verità quel governatore delle acque/ che nel tempo di fede decideva sul corso dei rivi,/ senza dover attendere il sentimento invasore/ a scongiurare la crisi o la natura marziana alla storia/ che risale il canneto per annunciare un nuovo mondo./ Li avevo letti intravisti in trasparenze celluloidi./ Infine sono arrivati come indiani sulle ripe d’Arno”.
Data recensione: 18/04/2010
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Riccardo Cardellicchio