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Caro Montini, il latte va benissimo. Ormai da un mese i bambini delle scuole di Firenze ricevono ogni giorno questo sostanziale alimento: sono felici». Così scriveva nel 1952, il sindaco di Firenze Giorgio La Pira esprimendo la sua soddisfazione per una i

«Caro Montini, il latte va benissimo. Ormai da un mese i bambini delle scuole di Firenze ricevono ogni giorno questo sostanziale alimento: sono felici». Così scriveva nel 1952, il sindaco di Firenze Giorgio La Pira esprimendo la sua soddisfazione per una iniziativa che un’intera generazione di fiorentini ancora ricorda con piacere: la distribuzione gratuita di latte (con tanto di zucchero e cacao, specificava l’ordinanza) a tutti i bambini delle scuole. Il destinatario della lettera è Lodovico Montini, fratello di Giovanni Battista, il futuro Paolo VI. Lodovico, deputato Dc, era anche dal 1947 presidente dell’Aai, Amministrazione per gli aiuti internazionali: proprio da questa fonte arrivano a Firenze i soldi necessari a finanziare il «Piano latte».
Una vicenda che si mescola a quella dell’apertura, nel dicembre 1954, della nuova Centrale del Latte, antenata di quella che oggi è la Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno e che è conosciuta in tutta la Toscana per il marchio dei suoi prodotti (latte ma anche panna, yogurt, uova): la Mukky. La storia di quegli anni è ricostruita con precisione e ricchezza di documenti (ma anche con stile avvincente e di piacevole lettura) da Letizia Pagliai nel volume, appena pubblicato da Polistampa, «Giorgio La Pira e il piano latte. La funzione sociale della Centrale» (pp. 264, 18 euro).
Un libro che permette, forse più di tanti altri, di capire a fondo lo spirito che ha animato l’opera di quello che i fiorentini ancora ricordano come il «Sindaco santo». Nel luglio del 1951, tenendo il suo discorso di insediamento il Palazzo Vecchio, Giorgio La Pira aveva illustrato il suo programma di governo cittadino: il primo punto, aveva detto, «si fonda sulla pagina più bella ed umana del Vangelo: risolvere i bisogni più urgenti degli umili». La politica del latte, dunque (accanto a tante altre iniziative: la costruzione di scuole, la tutela dei disoccupati, gli aiuti alle famiglie senza casa...) fu il primo segno concreto di questa promessa. In una città che portava evidenti le ferite della Seconda Guerra Mondiale, e che vedeva ancora forme di povertà molto diffuse, dare ai bambini la certezza quotidiana di un bicchiere di latte non era un atto banale. Il piano fra l’altro si sarebbe pian piano allargato raggiungendo le carceri, gli istituti per anziani, i dormitori pubblici, persino i monasteri di clausura. Una «idea elementare», scrive La Pira in un’altra lettera, «feconda per i suoi risultati fisici, spirituali, politici ed anche economici». Il libro rivela che in realtà l’impresa fu meno facile di quanto possa sembrare. «Caro Montini, questi danari!» scrive ancora La Pira nel 1952. «Se avessimo dovuto attendere questi soldi – che ci sono e tanti ! – i bambini di Firenze non prenderebbero il latte che invece già prendono da due mesi, infine è un atto sano anche politicamente! Va alla cassa, prendi con violenza questi 25 milioni promessi e mandameli: senza questa violenza operosa e salutare non si conclude nulla. Ormai lo vedo: l’unica causa della disoccupazione italiana e del malessere sociale italiano è in questo lentissimo procedere di cose che, invece, dovrebbero procedere con urgenza amorevole...»
Da questa iniziativa, dicevamo, si sviluppa un «piano latte» ben più complesso: la costituzione del Consorzio produttori di latte, la costruzione della nuova Centrale, la convenzione con il Comune per l’imbottigliamento e la distribuzione... Con l’obiettivo, nei piani del Sindaco, di tenere insieme l’aspetto economico e quello sociale: perché per La Pira il «libero mercato» non è mai alieno da implicazioni etiche.
Costruendo quindi un’azienda che fosse sana dal punto di vista imprenditoriale ma allo stesso tempo tutelando i produttori (e quindi il tessuto agricolo della provincia) e i consumatori, dando la possibilità ai cittadini di avere a disposizione un alimento sano e nutriente. L’intervento, a chiusura del libro, dell’attuale presidente della Centrale Paolo Bambagioni dice quanto ancora oggi quei principi siano validi. Un modo di impostare il rapporto tra pubblico e privato che, nell’epoca del «project financing» e di tutti i problemi connessi (che i fiorentini conoscono bene) vale la pena rileggere e meditare.
Data recensione: 14/03/2010
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Riccardo Bigi