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Il conte Alamanno Agostini Veronesi della Seta fu, come non pochi altri nobili benestantie colti italiani, sensibile al fascino della cultura romantica, alle idee patriottiche

Il conte Alamanno Agostini Veronesi della Seta fu, come non pochi altri nobili benestantie colti italiani, sensibile al fascino della cultura romantica, alle idee patriottiche, liberali e nazionali che animarono la prima fase del Risorgimento, scossa dai fermenti delle società segrete. La sera del 4 settembre 1833,assieme al cognato e ai cugini, il conte fu arrestato. Con quella retata finirono in carcere numerosi esponenti del mondo intellettuale toscano, dai fiorentini Vincenzo Salvagnoli e Leopoldo Pini ai pisani Angiolo Angiolini e Giuseppe Menici, ai livornesi Carlo Bini e Francesco Domenico Guerrazzi, ma anche pistoiesi e senesi. Come spiega bene Barsanti, la detenzione costituì  una misura preventiva e l’incarcerazione, non sostenuta da prove certe e nemmeno seguita da un processo, era volta ad acquisire mezzi probatori attraverso severi interrogatori, l’isolamento e sfibranti condizioni di segregazione. Secondo la polizia granducale, Alamanno Agostini – gonfaloniere della comunità di Bagni San Giuliano, dal 1830 camerlengo del comune di Pisa, personaggio in vista del mondo universitario della città – sarebbe stato uno dei capi del liberalismo toscano. Trasferito prima nella Fortezza Vecchia di Livorno e poi al Forte Stella nell’isola d’Elba, dove rimase fino alla liberazione il 18dicembre di quell’anno,  restò per tutto il tempo in isolamento, senza conoscere i capi d’accusa, interrogato una sola volta dallo stesso inquisitore del processo contro Piero Maroncelli, Silvio Pellico egli altri carbonari del Lombardo-Veneto nel 1821. L’idea di redigere un diario della prigionia venne in mente ad Alamanno proprio dalla lettura de Le mie prigioni di Pellico, pubblicate a Torino nel 1832. Il diario, rimasto inedito fino a oggi, ci restituisce il senso di smarrimento e disperazione che colpiva i detenuti e ci fa comprendere di quali sentimenti e sofferenza si nutrisse il Risorgimento nei suoi aspetti non retorici ed enfatici.
Data recensione: 01/07/2010
Testata Giornalistica: Le Carte e la Storia
Autore: Daniela Manetti