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Anna Maria Zandri, vedova del giornalista Rosario Poma, ha donato alla Fondazione Montanelli Bassi, i documenti raccolti dal marito sul giornalista fucecchiese. Il “Fondo Poma” è costituito da centosessantaquattro documenti cartacei concernenti la vita,

Anna Maria Zandri, vedova del giornalista Rosario Poma, ha donato alla Fondazione Montanelli Bassi, i documenti raccolti dal marito sul giornalista fucecchiese.  Il “Fondo Poma” è costituito da centosessantaquattro documenti cartacei concernenti la vita, le opere, gli articoli di Indro Montanelli, e i capitoli dattiloscritti di una sua biografia, programmata da Poma, incompleta e inedita. «Una donazione importante», ha commentato il presidente Alberto Malvolti.  Da Polistampa, è uscito un libro su Poma, “Una vita per il giornalismo”, curato dalla vedova. Un libro che documenta l’attività del giornalista siciliano, fino alla morte, avvenuta il 17 maggio 2006. Contiene, tra gli altri, interventi di Giorgio Batini, Maurizio Naldini, Giovanni Nardi, Giuseppe Peruzzi, Pierandrea Vanni, Antonio Zichichi, Enrico Mattei e Piero Magi. Nato il 2 novembre 1925 a Erice (Trapani), Rosario Poma, detto Sasà, muove i primi passi, giovanissimo, nell’Ora di Palermo. Negli anni Cinquanta si sposta a Roma e si fa le ossa in giornali come Il Globo, Il Tempo, Trapani Sera, Sud Sport, prima di approdare a La Nazione e Nazione Sera di Firenze. Diventa professionista nel 1958. «La sua professione - scrive la moglie - lo assorbe totalmente, la sua vita, con suo sommo compiacimento, è una vita senza regole e senza orari, si dedica al suo lavoro di giorno e di notte, sempre fuori di casa e spesso fuori città. E, finito il lavoro, alle quattro del mattino con sottobraccio una copia del suo giornale appena uscita dalle rotative e odorosa d’inchiostro, andava con i colleghi a mangiare i tortellini, confezionati da una cuoca romagnola, al ristorante della stazione e poi a casa a dormire per qualche ora e poi ricominciare». È un cronista attento, scrupoloso. Segue i grandi fatti di nera. Ma anche la mafia è al centro della sua attenzione. Significativi i libri “Lima e Orlandi, nemici eccellenti” e “Le mani su Palermo”.  Scrive, nel 1975, Enrico Mattei: «L’ho avuto al mio fianco, e ho imparato a conoscere la sua onestà intellettuale, il suo impegno, la sua dedizione assoluta al lavoro, la sua fedeltà nell’amicizia». Piero Magi, due anni più tardi: «È uno di quei colleghi che risolvono molte cose per telefono: ha in testa un intero elenco di numeri con altrettanti nomi di persone, tutte egualmente potenti, tutte in diversa misura risolutrici. Noi giornalisti le chiamiamo le ‘chiavi’. L’immagine è chiara: sono le chiavi che servono per aprire le porte più difficili».
Data recensione: 28/02/2010
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Riccardo Cardellicchio