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Vinci. Di Monna Lisa, la Gioconda di Leonardo, se ne sono scritte e dette tante. Soprattutto sulla sua identità. Qualcuno è arrivato a mettere in dubbio, addirittura, il sesso della persona ritratta. E tutto a causa di quel sorriso più che enigmatico

Vinci. Di Monna Lisa, la Gioconda di Leonardo, se ne sono scritte e dette tante. Soprattutto sulla sua identità. Qualcuno è arrivato a mettere in dubbio, addirittura, il sesso della persona ritratta. E tutto a causa di quel sorriso più che enigmatico (il Vasari lo definisce ghigno tanto piacevole), malizioso, accompagnato da uno sguardo non diverso.  Ora Josephine Rogers Mariotti ci racconta in “Monna Lisa” (Edizioni Polistampa), dopo aver rovistato per anni tra documenti, di un Francesco del Giocondo, sostenitore della famiglia de’ Medici, e di sua moglie monna Lisa Gherardini. Lo fa con dovizia di particolari, in grado di fugare ogni dubbio residuo sull’identità della persona ritratta. Ma va più in là. Ci racconta anche che l’opera è la stessa che fu commissionata a Leonardo da Giuliano de’ Medici.  E il discorso, a questo punto, si fa intrigante, anche se l’autrice tende a ingentilire la questione, mettendo il rapporto tra i due sul binario della tradizione petrarchesca. Come dire dell’idealizzazione della donna da parte di un uomo, poeta o di potere che fosse, e, se si vuole, dell’amore platonico.  Giuliano era uomo di potere e, nello stesso tempo, poeta d’amore. Nato nel 1479, a quindici anni è costretto a lasciare Firenze. Gode, però, dell’ospitalità delle corti più illustri dell’epoca, diventando un protagonista della cultura letteraria. Rientra a Firenze nel 1512, con l’aspirazione di «ristabilire l’era d’oro del tempo del padre, Lorenzo il Magnifico, rinnovando pratiche e rapporti che volutamente si collegavano al passato, ma, allo stesso tempo, si adeguavano alle nuove circostanze storiche e culturali».  Antonio Natali, in prefazione, non può fare a meno, a un certo punto, d’ammettere che non avrebbe difficoltà «a supporre scambi più concreti delle parole». Parole sussurrate in qualche angolo del convento che monna Lisa e Giuliano de’ Medici frequentavano a Firenze.
Data recensione: 20/12/2009
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Riccardo Cardellicchio