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Nella Toscana del tartufo esiste un mercato tanto florido quanto sommerso da quasi 14 milioni di euro, assolutamente esentasse.

Nella Toscana del tartufo esiste un mercato tanto florido quanto sommerso da quasi 14 milioni di euro, assolutamente esentasse. Questa è solo una delle tante notizie, curiosità e dati che emergono leggendo il libro di Aldo Fiordelli, "Il buon tartufo", un’immersione totale nel mondo del pregiatissimo tubero nostrano.
«Ho scritto questo libro – ha spiegato l’autore – perché le divulgazioni sul tartufo sono per lo più dei ricettari. C’era bisogno quindi di una pubblicazione divulgativa che affrontasse gli aspetti gastronomici ma anche quelli storici, interpellando professori universitari, medici nutrizionisti, veterinari, chef, tartufai dei tradizionali luoghi della produzione italiana ma anche francesi e cinesi: delle quotazioni, delle aste, del sommerso.»
Le uniche ricette presenti sono infatti quelle di un menù studiato dal Principe Dimitri D’Asburgo Lorena, titolare del ristorante La Giostra, mentre la presentazione è stata curata da Massimo Lucchesi, presidente dell’ordine dei giornalisti della Toscana. Quattordici milioni di euro sono una stima al netto di quanti continuano a cercare i tartufi senza rinnovare il patentino: il 60% in meno ogni anno secondo i dati raccolti dalla Regione Toscana sulla base di quanto trasmesso dalle varie Province. Nel 2004 sono stati 3496 i tartufai col patentino. Un sondaggio interno alla Federazione nazionale tartufai italiani ha stabilito infatti che ognuno commercia in media 4mila euro di prodotto l’anno.
«Il tartufo, quello bianco in particolare che nasce solo in Italia, è una risorsa economica nazionale importante. Ma il suo mercato è quasi interamente a nero. Ed è interesse della categoria che rimanga tale. In Toscana in realtà si pensa che i tartufaisiano tra le 6 e le 8mila unità. C’è pressoché totale mancanza di controlli e questo non ha solo un effetto economico ma anche di tipo ambientale, perché ha fatto sì che si sviluppasse il mercato parallelo dei surrogati, che venisse venduto il tartufo il tartufo nero cinese, meno pregiato, per quello europeo, che non si riesca a sapere quanto prodotto venga raccolto, che improvvisamente cercatori distruggano le tartufaie».
In Toscana la zona più importante di raccolta è la provincia pisana, tra San Miniato, Volterra e Monte Scudaio, ma anche nel senese, nella Val Tiberina nell’arrtino e nel Mugello verso il confine con l’Emilia.
Data recensione: 11/11/2005
Testata Giornalistica: Metropoli
Autore: Leonardo Colapietro