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Quando il restauro di una chiesa dura più di qualche mese, significa che l’intervento è profondo e che, per rendere giustizia a chi vi ha preso parte, diventa necessario lasciare una «traccia visibile» del lavoro compiuto. Questo deve aver animato Vincenz

Quando il restauro di una chiesa dura più di qualche mese, significa che l’intervento è profondo e che, per rendere giustizia a chi vi ha preso parte, diventa necessario lasciare una «traccia visibile» del lavoro compiuto. Questo deve aver animato Vincenzo Vaccaro, architetto e funzionario della Soprintendenza per i beni architettonici, quando ha deciso di pubblicare in un volume i risultati degli interventi di restauro della chiesa di San Marco. Il fiorentino interessato alle bellezze della propria città – nonché il turista attento – possono tirare un respiro di sollievo perché dopo sette anni di lunghi restauri, oggi finalmente la chiesa è tornata visibile in tutto il suo fascino barocco. Grazie al volume La chiesa di San Marco di Firenze. Una lunga stagione di restauri (ed. Polistmpa, 128 pagine, 22 euro) curato dallo stesso Vaccaro, questi sette anni (ma soprattutto le difficoltà superate e i risultati ottenuti) vengono «raccontati» con testi all’altezza e, in particolare, con un apparato iconografico davvero superlativo. In fatto di restauri – non importa essere dei super-addetti ai lavori per capirlo – una fotografia rende più di tante parole. E così ì nell’elegante volume che si apre con alcuni indirizzi di saluto: dell’Arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, del Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, Mario Morcone, dell’ex-direttore regionale dei Beni Culturali della Toscana, Mario Lolli Ghetti, dell’ex-soprintendente per i beni architettonici, Paola Grifoni, e dell’ex-soprintendente per i beni storico-artistici di Firenze, Bruno Santi, che ha voluto scrivere una dedica speciale alla funzionaria di zona che per anni si è occupata della rinascita di San Marco, Caterina Caneva, e che è recentemente scomparsa. Seguono poi otto saggi che entrano nell’intimo dei vari interventi che hanno dato davvero nuova luce alla Basilica, in qualche caso «regalando» anche delle inattese scoperte. Francesca Carrara, da principio, ci ricorda la storia della copertura lignea policroma e del controsoffitto barocco della chiesa, mentre lo stesso Vincenzo Vaccaro, attraverso parole e fotografia altamente professionali, ci mostra le «novità» emerse durante i restauri, come le decorazioni sulle capriate, gli emblemi e le iscrizioni. A Enzo Cacioli è toccato il compito di fare il punto su «Il cantiere di San Marco: fra progetto e desiderio», mentre il saggio di Mario Moschi è concentrato su «Le indagini propedeutiche ai lavori di consolidamento delle capriate. La realizzazione degli interventi»; di seguito, Stefano Morelli spiega la sfida progettuale ed esecutiva che ha caratterizzato l’intervento alle coperture. La parte dedicata al restauro dei beni storico-artistici si apre con il saggi di Brunella Teodori, funzionaria di zona per la soprintentenza fiorentina, che ha concentrato le sue attenzioni sul grande dipinto di Giovanni antonio Pucci e sulle sculture di Giambologna e Albertini. Ma il saggio più appassionato – forse perché scaturisce da una sfida ai confini della realtà, una sorta di manuale della storia del restauro – è quello di Lisa Venerosi Pesciolini, restauratrice di provata esperienza che svela i problemi e le soluzioni adottate per velinare, staccare, arrotolare, stendere, restaurare e ricollocare un dipinto su tela (il Pucci appunto) che ha una superficie di oltre 53 metri quadrati. Anche in questo caso, le fotografie annesse, spiegano meglio di ogni paragrafo scritto. Il libro si chiude con il saggio di Luis Pierelli e Gabriella Tonini che si sono occupati del restauro del gruppo scultoreo sopra il portale d’ingresso della chiesa.
Data recensione: 10/12/2009
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Marco Ferri