chiudi

Guido Barbagli è urologo di fama, direttore del Centro di chirurgia ricostruttiva dell’uretra, da lui fondato dieci anni fa ad Arezzo. Lo chiamano da tutto il mondo per farsi spiegare le nuove tecniche chirurgiche che ha messo a punto. Eppure la strada per arrivare ad affermarsi è stata un calvario. Un continuo sentirsi dire «non sei nessuno, non ti conosce nessuno, non conosci nessuno».
E «Non sei nessuno» è ora il titolo di un romanzo, edito da Polistampa, che Barbagli ha scritto nei ritagli di tempo tra un’operazione e l’altra e che presenta oggi alle 18 presso la Casa delle Letterature (piazza dell’Orologio 3) insieme a Maria Concetta Fozzer e Lorenza Mazzetti. Un piccolo libro che cattura il lettore dall’inizio alla fine e cha fa indignare e commuovere perché racconta il mondo italiano della ricerca come una sorta di «Gomorra», affrontato da un ragazzo di Pieve Santo Stefano (provincia di Arezzo) senza spinte di personaggi influenti né denaro sufficiente per «ungere» certe commissioni d’esame.
Tuttavia Barbagli ci tiene a precisare che il libro non è nato come un pamphlet contro l’università. «È una storia italiana degli anni ’80, di un bambino di provincia che si ritrova in un mondo più grande di lui, dove circola un linguaggio che non sa decifrare. Ma è anche un libro sul destino e sulla fortuna». Perché in un ambiente chirurgico «in quegli anni particolarmente violento e brutale» Barbagli ha trovato comunque dei maestri.
E un giorno la sorte ha voluto fargli incontrare George Webster del Duke University Medical Center, North Carolina: «il più grande chirurgo americano dell’uretra», che assiste a un suo intervento e lo invita a dare lezioni negli Stati Uniti. Da quel momento la vita di Barbagli cambia. Cominciano i riconoscimenti all’estero, ma le porte di una carriera in Italia continuano a restare chiuse. Poi uno spiraglio si apre a Milano e infine ad Arezzo. Oggi ha la sua clinica, una «bottega “medievale” del vecchio artigiano, dove si fanno cose pregevoli, dove vengono ragazzoni da tutto il mondo ad imparare l’arte della chirurgia dell’uretra. Lo scopo è curare al meglio, insegnare il meglio».
Data recensione: 03/12/2009
Testata Giornalistica: Corriere della Sera
Autore: ––