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La nuova ipotesi formulata da Renzo Manetti. Intenzione dell’artista sarebbe stata quella di formare un dittico e rendere omaggio ai due volti di Venere. Alla perduta ‘Gioconda’ nuda si sarebbe poi rifatto Raffaello

La nuova ipotesi formulata da Renzo Manetti. Intenzione dell’artista sarebbe stata quella di formare un dittico e rendere omaggio ai due volti di Venere. Alla perduta ‘Gioconda’ nuda si sarebbe poi rifatto Raffaello Firenze - Leonardo da Vinci dipinse due ‘Gioconde’, una delle quali, andata perduta, era ritratta nuda. Accanto all’enigmatico ritratto di Monna Lisa esposto al Louvre, l’artista scienziato rinascimentale avrebbe dipinto una seconda Gioconda con la precisa intenzione di formare un dittico e rendere omaggio ai due volti di una stessa divinità, nientemeno che Venere.
È questa la nuova ipotesi formulata da Renzo Manetti, esperto di iconologia già autore di studi controversi sull’opera di Leonardo, nel saggio “Il velo della Gioconda. Leonardo segreto” (pagine 176, euro 16), in uscita dall’editore fiorentino Polistampa. Il dipinto scomparso, una donna nuda dalla cintola in su seduta su un balcone nella stessa posa della Gioconda, risalirebbe al cosiddetto “periodo romano”, quando Leonardo era immerso nello studio della filosofia e delle dottrine esoteriche.
“Anche se il dipinto è andato perduto”, spiega Manetti, “esistono almeno una decina tra riproduzioni e opere di analogo soggetto, eseguite da allievi e discepoli, che ci permettono di ricostruire l’originale”. Lo studioso Renzo Manetti fa riferimento a dipinti come la Monna Vanna del Salaino, allievo di Leonardo che con il maestro dipinse l’opera a quattro mani, come dimostrato da recenti studi spettrografici.
Alla ‘Gioconda nuda’ del maestro di Vinci si sarebbe poi ispirato anche Raffaello, che nello stesso periodo ritrasse due figure femminili assai simili tra loro, una coperta da un velo, ‘La Velata’, l’altra seminuda, ‘La fornarina’. Tra queste, come tra le due ‘Gioconde’ di Leonardo, esisterebbe un rapporto preciso: sarebbero rappresentazione delle due Veneri della tradizione neoplatonica, quella “celeste” e quella “volgare”, a loro volta simboli di due diversi aspetti dell’anima umana.
Architetto e scrittore, studioso di iconologia e simbolismo, il fiorentino Renzo Manetti nel 2007 ha pubblicato da Polistampa con Lillian Schwartz e Alessandro Vezzosi il libro “Monna Lisa: il volto nascosto di Leonardo”. Si tratta di un confronto sulla tesi di Schwartz secondo cui nella Monna Lisa sarebbero impressii medesimi lineamenti dell’autoritratto leonardiano di Torino.
Data recensione: 17/11/2009
Testata Giornalistica: AdnKronos
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