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Algeri, primi anni dell’Ottocento. Nel bel mezzo delle guerre napoleoniche, la città che da secoli è il più temibile covo di pirati dell’intero Mediterraneo

FIRENZE\ aise\ - Algeri, primi anni dell’Ottocento. Nel bel mezzo delle guerre napoleoniche, la città che da secoli è il più temibile covo di pirati dell’intero Mediterraneo chiude tra le sue mura centinaia di schiavi. Tra di loro anche Filippo Pananti, toscano del Mugello, poeta che sarà sepolto tra i Grandi d’Italia in Santa Croce a Firenze e che, per i suoi versi impetinenti, se non licenziosi, sarà salutato come il più grande epigrammista italiano.
"Il poeta e i pirati. Le straordinarie avventure di Filippo Pananti, schiavo ad Algeri" (Polistampa, pag.232, 12 euro) è l’ultimo volume di Paolo Ciampi, che, dopo "Gli occhi di Salgari. Avventure e scoperte di Odoardo Beccari, viaggiatore fiorentino", vincitore del Premio Castiglioncello 2004, torna a narrarci di un grande viaggiatore del passato. Anch’egli toscano, l’autore è tra i primi occidentali a raccontare il mondo islamico. "Il poeta e i pirati" è infatti il racconto, spesso ironico, della vita dello scrittore mugellano Filippo Pananti, fatto schiavo dai pirati di ritorno da un viaggio in Inghilterra.
Pananti era nato nel 1766. Amante delle lettere e dei viaggi, fu affascinato dal mondo islamico e convinto assertore dell’uguaglianza tra gli uomini e raccontò gli usi e i costumi del Maghreb e dell’Islam dei primi anni dell’Ottocento. Il suo libro, all’epoca forunatissimo, richiama sorprendentemente situazioni e problematiche di drammatica attualità.
Ciampi ci narra la sua storia, intervallandola con citazioni tratte dalle sue opere e con continui e pertinenti riferimenti all’attualità. Pur conquistato dal mondo islamico, Pananti invoca una nuova "Crociata per la civiltà?" contro il covo dei pirati - i terroristi di oggi? - e i loro protettori - gli Stati canaglia? - e parla di una forza multinazionale, intuendo che vincere sarà facile, ma che poi l’occupazione militare avrà un costo enorme di vite umane. L’Algeria allora diventa L’Afghanistan o l’Iraq dei giorni nostri.
"Il poeta e i pirati" è un libro interessante e divertente, dalla prosa agile e coinvolgente, che, proprio come "Gli occhi di Salgari", restituisce il gusto dei viaggiatori di altri tempi. Le vicende di Filippo Pananti precedono di oltre quindici anni la conquista francese dell’Algeria, con cui comincia uno scontro che in fondo arriva sino a noi. Ma l’epilogo non avrà come colonna sonora il rullare dei tamburi di guerra, perché alla fine questa sarà una storia di perdono e di oblio. La storia di un uomo che alle avventure militari preferirà i versi improvvisati con gli ammici e le bicchierate davanti ad un caminetto.
Paolo Ciampi, giornalista fiorentino, è stato corrispondente di diversi quotidiani italiani e redattore e collaboratore di numerosi periodici. Da sempre si divide tra l’interesse per i giornali di altre epoche, la passione per i viaggi e le esplorazioni di tutti i tempi e, ancora, la curiosità per i personaggi dimenticati nelle pieghe della storia.
Data recensione: 08/11/2005
Testata Giornalistica: AISE
Autore: ––