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Il fatto che questo volume sia la ristampa della prima edizione, risalente soltanto a tre anni or sono, la dice lunga sul successo di un’opera che certo riveste utilità per i fiorentini, per chiunque “vive Firenze”, e per i turisti che ricerchino un souve

Il fatto che questo volume sia la ristampa della prima edizione, risalente soltanto a tre anni or sono, la dice lunga sul successo di un’opera che certo riveste utilità per i fiorentini, per chiunque “vive Firenze”, e per i turisti che ricerchino un souvenir iconografico di buon livello e di sicuro interesse, oltre che di taglio storico originale. Il titolo diretto e asciutto porta subito il lettore sul tema di queste pagine tangibilmente scritte con la passione di chi vuol divulgare argomenti poco conosciuti, benché legati alla ricca storia quotidiana della città, e benché i loro esiti visivi (in forma di stemmi e emblemi) siano sotto gli occhi di chiunque gira per Firenze. E il sottotitolo (leggermente involuto dal punto di vista della più rigorosa tecnica araldica) non inficia lo spirito del libro, anzi ne sottolinea l’entusiasmo creativo con cui è stato realizzato. Si tratta di un lavoro esteticamente ben curato, con un buon equilibrio fra disegni realizzati per l’occasione da Ugo Nardi e illustrazioni d’epoca, comprese stampe, piante, quadri e altre opere d’arte, foto d’epoca e recenti: non mancano cenni toponomastici e artistici su porte e monumenti ove compaiono gli stemmi trattati nel testo, e che spaziano per tutti i secoli della storia fiorentina; molti scorci di Firenze ben si prestano ad accompagnare il taglio dell’opera, assieme a foto di vita corrente come quelle inerenti a figuranti in costume (pp. 61 e 61) e ai protagonisti del calcio storico fiorentino impegnati in azioni di gioco (p. 69).
L’eccellente, e forse diretto, movente del libro è costituito dalla serie di stemmi affrescati all’esterno di Palazzo Vecchio, nei vani che inframezzano i beccatelli della merlatura e che tuttora chiunque può ammirare da Piazza della Signoria (una foto di alcuni dei quali, a p. 21, ne offre un bel primo piano). Il testo esordisce con cenni di carattere introduttivo all’araldica, e sull’arte dello sbandieramento (attività tuttora connessa a manifestazioni folcloristiche di particolare successo popolare a Firenze); prosegue poi con un breve ma utile capitolo sul rilievo delle attività pubbliche nell’area fiorentina nel Medioevo, fenomeno peculiare della città e base della proliferazione dell’araldica pubblica locale, con cenni alle consuetudini dell’araldica nobiliare fiorentina e toscana e agli sviluppi di questi.
Alle pp. 39.44 l’autore trasmette ai lettori le nozioni di base della tecnica araldica, e riesce felicemente nell’impresa benché alle pp. 42-43 faccia capolino il termine desueto spaccato, usato oltretutto subito sotto al più corretto troncato. A p. 44 riporta un piccolo lessico ove spicca fin dalle prime due voci (addenaiato e addogato) la sua comprensibile indulgenza verso i termini blasonici dialettali toscani, i quali costituiscono una ricchezza del linguaggio araldico italiano che va preservata soprattutto per aiutare chi li dovesse ritrovare su documenti antichi, ma che i neofiti della materia potrebbero sopravvalutare se non addirittura utilizzare.
Il testo entra nel vivo a p. 45, e in maniera eccellente poiché prende le mosse dalla celebre “bella insegna” di Ugo di Toscana, il noto stemma presuntivamente attribuito al marchese di Tuscia che avrebbe portato la capitale del suo dominio a Firenze, segnandone così il destino. Seguono alle pp. 44-48 alcune interessantissime note sugli usi del suo addogato (più correttamente: di rosso, a tre pali d’argento) in opere d’arte e in stemmi di famiglie che la tradizione collega in vario modo a quelle di Ugo. Proseguendo nella lettura, a p. 53 l’araldica dimostra quanti agganci interdisciplinari consenta fra i più diversi rami dello scibile, con un’interessante divagazione (che è più corretto definire approfondimento culturale) sul giglio ovviamente basata sul celeberrimo fiore dello stemma civico di Firenze, e dove spiccano in particolare due segnalazioni su altrettante sue varianti: quella col capo del Littorio usata dal 1933 al 1944, e l’ancor più rara versione napoleonica del 1811, rimasta formalmente in vigore per tre anni, ma che di fatto mai entrò nell’uso. Entrambe sono illustrate da belle figure basate su disegni d’epoca, visibili alle pp. 58 e 57 rispettivamente. L’interessante e soprattutto utile lavoro prosegue infine con i molti e talora inattesi risvolti dell’araldica pubblica fiorentina, intesa come serie di emblemi usati dai differenti enti pubblici cittadini, sia istituzionali (Comune, Popolo, Repubblica, le varie suddivisioni terri9toriali dei Quartieri e dei Gonfaloni, Arti maggiori e minori, Uffici e Magistrature) che politici (Parte guelfa) sia laici che religiosi (l’emblema della Chiesa, uno dei molti presenti su Palazzo Vecchio, e soprattutto gli altri di confraternite e ospedali). Le pagine inerenti a queste due ultime istituzioni, dal punto di vista più strettamente araldico, sono il vero must del lavoro perché radunano complessivamente 133 stemmi realizzati a colori, di cui 83 delle varie Confraternite e 50 dei molti Spedali. Tutti gli altri stemmi i quali mostrano una qualità tecnico-araldica più variabile, sono accompagnati ognuno da un adeguato commento storico che permette di inquadrare la posizione e il significato del singolo ente di pertinenza nel quadro generale della cosa pubblica fiorentina. Il lavoro si conclude con tre pagine di bibliografia, la prima delle quali è dedicata alla corposa lista delle fonti manoscritte consultate, mentre fra quelle edite prevalgono i testi di natura storica e cronachistica.
Data recensione: 01/02/2010
Testata Giornalistica: Cronaca Numismatica
Autore: Maurizio Carlo Alberto Gorra