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Alcuni ci guardano dall’ alto da tremila anni, altri solo da un millennio ed altri ancora hanno gia’ visto passare 5 o 8 secoli ed hanno assistito con la fermezza delle loro antiche radici e il

FATTI DEL GIORNO

(ANSA) - FIRENZE, 31 OTT - Alcuni ci guardano dall’ alto da tremila anni, altri solo da un millennio ed altri ancora hanno gia’ visto passare 5 o 8 secoli ed hanno assistito con la fermezza delle loro antiche radici e il frusciare dei loro rami secolari alla indaffarata caducita’ dell’ uomo: sono i ’patriarchi verdi’, alberi antichissimi che hanno resistito a malattie, variazioni climatiche, guerre, incendi, terremoti, inondazioni e quant’ altro e che racchiudono nel loro dna, ma non solo, il segreto della loro longevita’. 130 di questi ’patriarchi verdi’, che secondo gli esperti sono solo un piccolo scampolo della loro presenza lungo tutta la penisola, sono stati censiti, fotografati, descritti e raccontati attraverso storia e miti, in una mostra che si apre oggi all’ Accademia dei Georgofili, che restera’ aperta fino al 18 novembre; ed in un libro, intitolato ’Patriarchi vegetali - un patrimonio da salvare’, edizioni Polistampa, promosso dall’ Accademia, curato da Elvio Bellini, direttore del dipartimento di Ortoflorocoltura e docente di arboricoltura all’ universita’ di Firenze che ha curato la mostra assieme a Sergio Guidi, agronomo esperto in biodiversita’ e membro dell’ Istituto europeo per l’ ambiente. Lo scopo, come ha spiegato il presidente dell’ Accademia dei Georgofili, Franco Scaramuzzi, e’ sia quello di suscitare nei turisti piu’ sensibili il desiderio di visitare questi veri e propri monumenti viventi, sia quello di puntare sulla lori sacralita’ per indurre i piu’ distratti ma anche le autorita’ a vegliare sulla loro sorte e ad avere sempre piu’ rispetto per la natura. Nella scelta dei 130 ’patriarchi’ e’ stato seguito un criterio geografico: si e’ scandagliato soprattutto il territorio boschivo di Toscana, Emilia Romagna, Veneto ed il Trentino Alto Adige, con incursioni in Sicilia, Calabria, Lazio e Puglia. E’ stata inoltre fatta una scelta anche per quanto riguarda le specie, sono stati infatti presi in considerazione solo alberi che danno frutti utili all’ uomo, sia per l’ alimentazione sia per altri usi, tra cui quelli medicinali. Tra i ’patriarchi’ che piu’ affondano le radici nella storia ci sono castagni millenari, come quello detto ’’Dei Cento Cavalli’’ che da 3000 anni si trova nel Bosco di Carpinetto, sul versante est dell’ Etna, nello stesso luogo dove si puo’ ammirare il castagno della ’’Nave’’, che presumibilmente mise radici 2000 anni fa. Un’ opera d’ arte plasmata dalla natura e’ il ginepro ’Su Ruxi’, millenario, 5 metri di circonferenza che trae il suo nome dalla spiaggia del Sardegna dove si trova. Tra gli alberi piu’ antichi ci sono molti olivi: quello detto ’’Della Strega’’, nel grossetano, vicino alla chiesetta della Santissima Annunziata in prossimita’ del paese di Magliano, con i suoi 3000 anni, ben portati, e’ piu’ antico degli olivi che, nell’ Orto del Getsemani, assistettero alla passione di Gesu’ Cristo. Quanto ai fattori che possono aver favorito la particolare longevita’ di questi alberi, il professor Scaramuzzi considera varie ipotesi riconducibili essenzialmente ’’ad un particolare patrimonio genetico che li distingue da altri della stessa specie e ad un particolare complesso di fattori microambientali’’. ’’Confidando nel fattore Dna - spiega Scaramuzzi - si e’ spesso cercato di riprodurre, per seme, o moltiplicare, per via clonale, qualche ’patriarca’ nella speranza di contribuire ad un empirico miglioramento genetico della specie ma, senza generalizzare, l’ ipotesi ha portato sovente a delusioni, soprattutto per gli alberi da frutto’’. Anche per la scienza resta quindi intatta la sacralita’ di questi ’patriarchi verdi’. (ANSA). CF
31/10/2005 15:46

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Data recensione: 31/10/2005
Testata Giornalistica: ANSA.it / ambiente
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