chiudi

Attraverso pagine di letterati e filosofi, medici e naturalisti, questo volume documenta come venne concepita l’idea di mettere l’uomo “in camicia” - cioè di liberarlo dai fronzoli della metafisica. Ripercorre le tappe dell’antropologia toccando le delica

Attraverso pagine di letterati e filosofi, medici e naturalisti, questo volume documenta come venne concepita l’idea di mettere l’uomo “in camicia” - cioè di liberarlo dai fronzoli della metafisica. Ripercorre le tappe dell’antropologia toccando le delicate questioni del posto dell’uomo nella natura e del suo impegno morale in un quadro evoluzionistico. Attesta, da una parte, che la scoperta della sua natura animale l’ha molto inquietato, ma dall’altra che è presto riuscito a farsi beffe dei vecchi dogmi – azzardando d’interloquire con la Divinità, di riscrivere la storia della Creazione, di demolire l’idea del Progetto Superiore. E testimonia i grandi contributi non solo scientifici offerti dalla “storia naturale dell’uomo”: la necessità di fare tabula rasa di tutti i preconcetti e la negazione di qualsiasi argomento fondato sulla dicotomia arretratezza/progresso, la valorizzazione delle differenze individuali e l’annullamento di quella razziali, l’esortazione a procedere verso società multietniche e l’incoraggiamento al meticciato – perché siamo tutti bastardi, come fu detto, lo siamo stati fin dall’inizio ed è bene che continuiamo ad esserlo. Un “manifesto” dell’antropologia nel suo farsi, lungo i percorsi che hanno portato la scienza dell’uomo al centro del dibattito contemporaneo: non solo mediante le teorie e le pratiche, ma anche gli incubi e gli sghignazzi.«Bisogna metterlo in camicia, fu detto nel Cinquecento a proposito dell’uomo: intendendo che era necessario farlo scendere dal piedistallo (“ridicolo”) su cui s’era collocato atteggiandosi a signore dell’universo. Perché l’uomo è in realtà – fu chiosato - “una miserabile e meschina creatura”, “che non è padrona neppure di se stessa ed è esposta alle ingiurie di tutte le cose”; dunque è solo per una “folle superbia” che noi “ci mettiamo al di sopra degli altri animali e ci isoliamo dalla loro condizione e compagnia”...»
Data recensione: 01/07/2009
Testata Giornalistica: Ellin Selae
Autore: ––