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Si è aperta la mostra Signori di Maremma élites etrusche fra Populonia e il Vulcente organizzata dal Comune di Grosseto in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il

Si è aperta la mostra Signori di Maremma élites etrusche fra Populonia e il Vulcente organizzata dal Comune di Grosseto in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
La mostra è curata da Carlotta Cianferoni, vice Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana e Simona Rafanelli, direttore del Museo Civico Archeologico I  Falchi di Vetulonia, con i contributi di importanti studiosi tra cui Giovannangelo Camporeale. L’esposizione presenta oltre duecento reperti, provenienti da cinque aree archeologiche della Maremma: Populonia, Vetulonia, Marsiliana d’Albegna, PoggioBuco-Pitigliano e Roselle che narrano la vita e la morte dei Signori di Maremma ovvero i Principi Etruschi, durante il periodo di massimo splendore di questa civiltà, detto “Orientalizzante”, compreso tra il VII e VI sec. a C..

Gli itinerari partono da Grosseto con la visita del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, sede della mostra, e attraversano la Provincia di Grosseto in due direzioni opposte. La mostra si apre con i materiali provenienti da Populonia. In particolare, l’esposizione si apre con la coppia di ventagli (flabelli) in bronzo decorati a sbalzo, da cui la tomba prende il nome, presentati per la prima volta insieme, dopo il restauro di uno dei due. La scena al centro di uno dei flabelli, con due figure che sembrano scambiarsi una corona, è molto significativa perché la gran parte dei manufatti esotici, ritrovati nelle tombe principesche, furono probabilmente dei doni fra capi di eguale rango. Eccezionali anche le due armature in bronzo, con elmi e schinieri, che restituiscono quella che doveva essere l’immagine pubblica dei principi-guerrieri. Nella tomba, utilizzata per quasi un secolo, sono stati ritrovati quattro elmi corrispondenti alle quattro generazioni qui sepolte, di cui uno importato da Corinto e gli altri realizzati a Populonia. Il rango delle donne è rappresentato dagli oggetti di ornamento personale e da toeletta con pezzi unici come i grandi portaprofumi in alabastro. Infine un prezioso servito di bronzo per il banchetto e il simposio con alari per il fuoco; calderoni per cuocere la carne e il pesce o per portare l’acqua vicino alla tavola e mescolarla al vino; stupendi coltelli per tagliare la carne o sgozzare gli animali; una grattugia per il formaggio; delle brocche (oinochoai) dalla forma elegantissima per versarlo; ma anche molti pezzi importati dalla Grecia, tra cui una coppa di Rodi con motivi a uccelli.

Per Vetulonia in mostra il corredo della Tomba del Duce - dove duce sta per dux, in latino condottiero - l’unico principe etrusco di età orientalizzante di cui si conosca il nome, RACHU KAKANAS, iscritto in un frammento di coppa d’argento scoperto durante il restauro. Dal centro della Marsiliana viene presentata una scelta di oreficerie e oggetti in avorio provenienti dalle tombe a circolo, recuperati nei terreni del principe Corsini agli inizi del Novecento. In mostra, tra gli altri, la bellissima fibula Corsini in argento fuso, oro laminato e polvere d’oro con decorazione a paperelle ed elementi a sfera; il pettine in avorio con animali fantastici e la famosa tavoletta scrittoria, con il più antico alfabeto etrusco, entrambi provenienti dalla tomba a circolo degli Avori. Sempre in questa sezione è esposta la piccola e misteriosa dea in avorio, ricoperta di foglia d’oro, raffigurante una figura femminile nuda e dalla lunga treccia, che con una mano si stringe il seno e con l’altra ne raccoglie il latte, probabilmente legata a riti di fertilità. Infine Roselle, che rappresenta la sfera sacra, con alcuni oggetti provenienti dalla cosiddetta Casa del Recinto, ritrovata al di sotto del Foro Augusteo. Per gli studiosi si tratta di un santuario, dove sono state rinvenute importanti iscrizioni di dono e di dedica alle divinità, testimonianze del rapporto fra i principi e gli dèi. Tra gli oggetti in mostra: il frammento di bocca di dolio, con una delle i più importanti iscrizioni mai ritrovate in Etruria, in cui l’oggetto parla in prima persona e dice: “Io sono stato donato da Venel Rapales a Laivena” (mini muluvanite venel rapales laivena).

La mostra si orienta, poi, su due itinerari della mostra viaggeranno su due direzioni opposte:
- verso nord: Roselle, Vetulonia, Lago dell’Accesa e Populonia;
- verso Sud: Marsiliana d’Albegna – Poggio Buco – Pitigliano – Sorano - Vulci
Roselle rappresenta un vero viaggio nel tempo: gli edifici e i resti sparsi nell’area della città si distribuiscono lungo circa 2000 anni di storia, dal periodo etrusco al pieno Medioevo. Uno dei percorsi di visita possibili ci conduce lungo le mura etrusche, recentemente restaurate. Il cuore di Roselle è il foro romano, nell’avvallamento centrale. Qui, sotto una tettoia, sono gli edifici più antichi della città, come la casa con recinto (VII sec.a.C.), centro religioso e politico della prima comunità etrusca. Intorno alla piazza romana si dispongono vari edifici, fra i quali il luogo del culto imperiale – l’Augusteo – e la lussuosa Domus dei Mosaici.
Vetulonia conserva non solo resti di necropoli, ma anche monumenti urbani. La città etrusca, ben più estesa del paese attuale, era circondata da una cerchia di mura costruita, come a Roselle, nel VI secolo a.C. Particolarmente evidenti sono i resti delle fortificazioni poste a difesa della parte alta della città – l’arx. Più a valle, fuori dalle mura e ormai lontana dal paese attuale, è la necropoli monumentale, all’interno della quale si svolge un suggestivo percorso detto “la via dei sepolcri”, fra la macchia e i campi coltivati.
 
Molto suggestivo è anche il viaggio attorno al Lago dell’Accesa, una zona che è stata attrezzata come parco archeologico. Populonia è, infine, oggi Parco Archeologico di Baratti e Populonia, incluso nel sistema dei Parchi della Val di Cornia. Itinerari diversi permettono di esplorare la “Via dei Principi” (necropoli di San Cerbone e del Casone) la “Via del Ferro” che conduce agli edifici industriali e alla necropoli di Poggio della Porcareccia; la “Via delle Cave” che, attraverso il bosco, raggiunge la necropoli delle Grotte. Nuovi scavi e restauri sono tuttavia in corso e permettono periodicamente l’apertura al pubblico di nuovi settori e monumenti. Il Museo Archeologico del Territorio di Populonia è invece a Piombino, all’interno degli edifici della vecchia Cittadella. 

I siti di Marsiliana d’Albegna e Poggio Buco non sono attrezzati per la visita. Mentre a Pitigliano sono visibili il Museo all’aperto Città dei vivi-Città dei morti e il Museo Archeologico di Pitigliano, all’interno del Palazzo Orsini, dove sono conservati i reperti dalle necropoli di Pitigliano e di Poggio Buco. Non lontano da Pitigliano, all’interno dell’area del tufo, caratterizzata dalle vie cave e dalle necropoli rupestri, è poi il Parco La città del tufo, con centro a Sovana, nel comune di Sorano. Il Parco offre al visitatore la possibilità di interagire con un paesaggio rimasto praticamente intatto. Tipiche sono le necropoli con tombe rupestri monumentali di Sovana tra le quali l’Ildebranda (che deve il nome a Ildebrando, papa Gregorio VII, nato a Sovana), le tombe del Tifone e della Sirena. A Vulci oggi, il parco comprende l’area della città antica, le necropoli e il Museo Archeologico Nazionale, immersi in un paesaggio naturale particolarmente suggestivo. Il Museo è nel Castello dell’Abbadia, costruito nel XII secolo sulla precedente Abbazia di San Mamiliano al Ponte. In anni recenti nuovi scavi e restauri hanno arricchito molto l’offerta del parco.Eleonora Giorni
Data recensione: 29/06/2009
Testata Giornalistica: Arte e Arti
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