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“Mentre dura il mondo dura anco la nostra ignoranza, poco conosciamo gli altri e niente noi stessi. Verrà tempo che si spiegherà la tela, che si svolgerà il viluppo di questo cuore, s’aprirà il nascondiglio

FIRENZE aise - “Mentre dura il mondo dura anco la nostra ignoranza, poco conosciamo gli altri e niente noi stessi. Verrà tempo che si spiegherà la tela, che si svolgerà il viluppo di questo cuore, s’aprirà il nascondiglio di questo seno […]. Quell’ingegnoso nostro Mattematico Fiorentino si fa beffe di tutti gli antichi, che facevano il Sole nitidissimo e netto da qual si sia minima macchia, onde ne formarono il proverbio Querere maculam in Sole, però egli con lo stromento detto da lui Telescopio fa vedere che ha le sue macchie regolari, come per osservazion di giorni e mesi ha dimostrato. Ma questo farà più veramente Iddio, perché Coeli non sunt mundi in conspectu eius, se si troveranno le macchie ne’ Soli de’ giusti, pensate voi, se si troveranno nelle Lune de gli instabili peccatori”. Il brano è tratto da una predica antigalileiana, pronunciata nel 1614 dal domenicano Raffaello delle Colombe, la quale appare oggi, con molte altre finora poco o per niente conosciute agli stessi specialisti, nel saggio divulgativo dello storico Luigi Guerrini “Galileo e la polemica anticopernicana a Firenze”, edito da Polistampa nella collana “La storia raccontata” (pp.144, euro 14). Il testo si concentra sul quinquennio dal 1610 al ’15, studiando le radici del cosiddetto primo processo romano, e su quello dal ’20 al ’25, quando la disputa fra Galileo e la Chiesa raggiunse livelli di scontro; ma le maggiori novità di ricerca riguardano soprattutto il primo periodo. In seguito all’enorme successo del Sidereus Nuncius (1610), Galileo lascia Padova e la Repubblica veneta rientrando a Firenze come Filosofo e Matematico del Granduca di Toscana. Apparentemente, egli è in patria uno degli uomini più apprezzati e a Firenze gli vengono tributati onori e privilegi. Nella realtà, “quell’ingegnoso Mattematico Fiorentino” è anche molto odiato: in certi strati del clero e della nobiltà cittadina si nascondono alcuni dei suoi più acerrimi nemici. Uno tra questi è il frate domenicano Tommaso Caccini, “figlio” del convento cittadino di San Marco, ma predicatore in Santa Maria Novella: denuncia Galileo al Tribunale romano dell’Inquisizione, accusandolo di sostenere la dottrina copernicana. Guerrini dimostra che, per quanto rivesta un ruolo importante all’interno della polemica contro Galileo, Caccini non ne è il principale promotore né il primo ispiratore. Luigi Guerrini, dottore di ricerca in Storia della Scienza all’Università di Firenze e già autore di decine di monografie e articoli, nell’anno galileiano ha concepito questa pubblicazione non solo come un contributo scientifico originale, ma anche come istruttiva e agile lettura destinata al grande pubblico. In “Galileo e la polemica anticopernicana a Firenze”, Luigi Guerrini svela l’origine del “caso Galileo”, rendendo pubblica la scoperta di alcune prediche finora non conosciute contro il movimento della terra e contro lo stesso Galileo. All’origine dell’intero caso, queste prediche furono tenute nelle chiese fiorentine e contribuirono decisamente alla condanna del Copernicanesimo da parte della Chiesa nel 1616. Di sicuro interesse per gli studiosi, il volume rappresentare un’istruttiva e appassionante lettura anche per il grande pubblico. (i.gherardottiaise)
Data recensione: 26/05/2009
Testata Giornalistica: Aise
Autore: Irene Gherardotti