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Mentre sto leggendo penso che questa è poesia di scrittura, ma prima ancora di esperienza, ossìa di sguardo e percezione, infine poesia di sangue ed anima. Intendo l’anima che, secondo me, rende esprimibile e donabile l’affetto, anche quando l’affetto arrossa e brucia. Come il cammino fosse questo: esperienza sensibile, arricchimento spirituale, comunicazione piena. Anima come casa dell’amore, quello senza aggettivazioni. Quello che rende Giovanna, donna di vita varia e colta, conquistatrice di certe pause, certi scambi, certi dialoghi. Con l’ulivo, il falco, la melagrana, le pere, la malva e la cicoria. Il pesce, la mosca, i gabbiani. Loro, insieme all’aria, la terra e l’acqua che li contengono, parlano a lei attraverso il moto, la sonorità, la luce. E lei risponde secondo un’operazione di vita che è di transito e di continuo ritorno. Con la poesia Giovanna dà parola al mondo, alle cose composte in paesaggi secondo l’amata geometria. Secondo il criterio della pacifica essenzialità. Il vivere stanca? E lei si lascia assorbire e cullare dagli infiniti singoli elementi. Sviluppa la propria estensione verso il cielo e verso gli abissi, divenendo passeggera quasi senza peso. Intorno a lei e da lei con incantata liricità registrato, il mutare delle stagioni, la “invernalità” come forte punto di arrivo. Rintraccia nell’inquinamento odori autentici, con spirituale malizia. Si costituisce guida esistenziale per noi, verso mète libere come stazioni spaziali. Arriva, senza perder gentilezza, ad accennare al dopo, alla tomba. Ci indica, indica all’amico immaginario ma sempre presente e accanto, gli elementi godibili. E sono tanti, Quelli isolati e puliti, quelli occupati in assidue funzioni e quelli rifiutati. L’osmosi vita personale-vita terrestre non si arresta. Un luogo consueto come Sperlonga diviene lunga e cantata scoperta. La fortuna per me, qui in veste come sappiamo di fedele lettrice, è che sono arrivata a incontrare i gatti. I gatti secondo come sono e secondo i gesti che fanno, i nomi che hanno. Non trasfigurati, non astrattizzati, sicuramente valorizzati. Sono arrivata all’amore della donna per l’uomo. Sono arrivata al “tutto è identicamente pari”, che ho ascoltato come un atto di fede. Ora chiudo le pagine e appoggio la biro. Grande esperienza questa mia lettura!
Data recensione: 01/05/2006
Testata Giornalistica: Novecentopoesia
Autore: Alberta Bigagli