chiudi

A leggere i severi testi di storia non appare, né sembrerebbe vero; ma la politica, l’arte, la musica e insomma, la cultura europea, soprattutto occidentale, e quindi italiana dell’Otto-Novecento si è venuta formando ed

A leggere i severi testi di storia non appare, né sembrerebbe vero; ma la politica, l’arte, la musica e insomma, la cultura europea, soprattutto occidentale, e quindi italiana dell’Otto-Novecento si è venuta formando ed evolvendo soprattutto nei caffè. Non in tutti, ma in quelli dove ci si incontrava, si discuteva e ci si scontrava animatamente per questioni di idee e di tematiche artistiche, nasceva una provocazione intellettuale così forte e vivace, da tracimare poi anche altrove, nei silenzi raccolti degli studi, nelle aule universitarie e nelle accademie, fino alle piazze e alle strade.

Uno dei primi caffè che restarono poi celebri nella storia si aprì a Parigi verso la fine del Settecento, fondato da un italiano, Francesco Procopio. E fu proprio in quel caffè, ‘le café Procope’, che si trovavano gli elaboratori intellettuali delle illuministiche idee della ragione, i Voltaire, i Robespierre, ecc. che lì cominciarono, tra una tazzina di caffè e un sigaro, a discutere ed analizzare le idee di democrazia e di libertà, che sfociarono poi nella grande rivoluzione.
A Venezia è noto il caffè Florian, meno intellettuale e più mondano, ma centro tuttavia di dibattiti rivoluzionari in periodo risorgimentale; così come è abbastanza noto il caffè San Carlo di Torino, il Pedrocchi a Padova, ed altri poi, a Roma come a Vienna, a Praga come a Napoli, e così via. Ma è a Firenze soprattutto che i caffè assunsero una funzione ed un ruolo importante di promozione ed elaborazione culturale, non soltanto politica, ma anche letteraria ed artistica. E da essi emersero movimenti che addirittura trasformarono i concetti e gli ideali estetici, promuovendo nuovi modelli di interesse e di attenzione intellettuale.
È il caso, per esempio, del Caffè Michelangiolo, uno dei più noti, dove si incontravano i giovani pittori interessati ad un modo nuovo di vedere la realtà e la luce, e che poi furono definiti ‘macchiaioli’. O quello delle ‘Giubbe rosse’ centro di incontro dei futuristi e non solo; o il ‘Caffè San Marco’, dove, verso gli anni Sessanta del Novecento, si radunavano gli scrittori e gli artisti che si muovevano intorno alla rivista “Quartiere” (Pignotti, Miccini, Ori, ecc.) alcuni dei quali poi confluirono nel ‘Gruppo 63’, quando si stava ormai chiudendo un’epoca, appunto quella dei caffè, che influì decisamente sul pensiero e sul rinnovamento della cultura, fino quasi alla fine del Novecento.

Ora di tutto ciò, ma in particolare del ruolo dei caffè fiorentini e dell’incidenza che essi ebbero sulla cultura italiana, dà conto in dettaglio un volume vivacemente interessante, ricco di illustrazioni, in bellissima ed elegante edizione (“Caffè Letterari a Firenze”, Edizioni Polistampa, Firenze, 2009, pp. 111), scritto con stile chiaro e scorrevole da Teresa Spigoli, dottore di ricerca e titolare di un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Firenze.
In esso vengono presentati i vari caffè fiorentini, noti per essere stati, in misura più o meno incisiva, centri di promozione culturale e ritrovo di scrittori, artisti, uomini di cultura, intellettuali, alcuni non più esistenti, altri invece ancora presenti nella vita della città, come il ben noto “Giubbe Rosse”, l’immagine del quale è stampata in suggestiva angolazione sulla copertina, con le indicazioni che ne scandiscono la funzione internazionale che ha assunto, in epoca di ingenti flussi turistici di cui Firenze è da sempre centro in Italia: Restaurant, Linght-Lunch, Tea Room, American Breakfast.
Poi, scorrendo le pagine del volume, quanti nomi, quanti incontri!

Quasi tutta la cultura italiana (e non solo) degli ultimi due secoli. Dai macchiaioli a Soffici, Papini, Prezzolini, Bonsanti, Rosai, Bogongiari, Landolfi; poi Pignotti, Salvi, Miccini, ecc. che inaugurarono il nuovo inserto di “Letteratura”, dove anche chi scrive, giovanissimo di fresca maturità, collaborò per breve tempo, prima della rapida chiusura sia dell’inserto che della prestigiosa rivista fondata e diretta da Bonsanti.
In definitiva, la storia, la cultura di Firenze: come dire, la cultura italiana.
Data recensione: 19/05/2009
Testata Giornalistica: Arte e Arti
Autore: Gian Luigi Zucchini