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Immaginando un ospedale la prima cosa che viene in mente no n è di certo uno scrigno di tesori inediti. Però quando si tratta dell’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, la realtà supera la fantasia e prende vita così,

Immaginando un ospedale la prima cosa che viene in mente no n è di certo uno scrigno di tesori inediti. Però quando si tratta dell’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, la realtà supera la fantasia e prende vita così, dai ricchi depositi di un luogo quotidianamente votato alleviare le sofferenze del corpo, la mostra «Il tesoro liturgico dell’ospedale di Santa Maria Nuova». Inaugurata ieri pomeriggio presso l’Archivio storico del comune di Firenze (via Dell’Oriuolo 33-35). l’esposizione realizzata in soli tre giorni di allestimento, resterà aperta al pubblico tutti i venerdì, sabato e domenica fino al 28 giugno (ingresso libero). «le 50 opere qui esposte sono solo una piccola parte della oltre 1300 raccolte nei depositi dell’ospedale fiorentino – spiega Esther Diana del centro di documentazione per la storia dell’assistenza e della sanità – parliamo solo si quelle catalogate, perché molte altre son lì rinchiuse senza essere citate nell’elenco. Ecco perché questa -continua Esther Diana- si può definire una mostra studio, l’anteprima del percorso che entro il 2011 all’interno dell’ospedale riporterà all’attenzione del pubblico gran parte di questo tesoro». Bisogna infatti che, nonostante questi preziosi oggetti abbiano arricchito le mostre di mezzo mondo, a Firenze sono rimasti chiusi a chiave nel caveau dell’ospedale. Di una riscoperta «fiorentina» si è iniziato a parlare solo nel 2006 quando gli Uffizi hanno ospitato alle Reali Poste l’esposizione «Santa Maria Nuova e gli Uffizi. Vicende di un patrimonio nascosto». Il corpus del tesoro liturgico risale ai secoli XVI-XIX e va dall’oreficeria liturgica ai candelabri passando per i parati liturgici e le stoffe. «Particolare attenzione – come sottolineato dalla soprintendente Cristina Acidini- va data ai reliquiari. Testimonianza di minuziose capacità artistiche e che nascono proprio per dimostrare la venerabilità di oggetti che altrimenti non sarebbero stati tali». Da quelli in legno dorato si passa a quelli in argento o in vetro, ed il contributo al mosaico museale fiorentino che questo tassello dà, dimostra a piccoli passi il suo splendore, senza parole. Ed è così che si rimane davanti al «crocifisso» in legno policromo attribuito a Francesco da Sangallo, opera di punta dell’esposizione. «Lui è stato il primo paziente sottoposto a tac del nuovo reparto di radiologia», spiega Fabio Tittarelli, responsabile della gestione del patrimonio aziendale. I risultati degli «esami», esposti anch’essi, si sono resi utili per l’accurato intervento che ha permesso di poter ammirare oggi in tutto il suo splendore una scultura realizzata 500 anni fa. Nella foto, la scultura raffigurata a metà del restauro ( la parte scura è quella ancora da recuperare). Anche l’ospedale di Careggi ha però i suoi preziosi, lo scrigno in questo caso l’ex convento delle Oblate. Proprio l’interno dell’armadio lì presente, dove sono stati recuperati molti reliquiari e pezzi pregiati, è stato riprodotto in uno spazio dell’esposizione. Fondamentale ai fini dell’allestimento è infatti riuscire a ricreare nel migliore dei modi, l’ambiente dal quale e per il quale queste opere sono nate. Curare il corpo non basta se si trascura la mente: Folco Portinari fin dalla costituzione dell’ospedale di Santa Maria Nuova, nel 1288 sottolineava questo aspetto.
Data recensione: 24/04/2009
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Marta Scocco