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Non si potrebbe scrivere una pagina di storia né politica né letteraria né artistica dell’Ottocento senza citare il nome di un Caffè», affermò Piero Bargellini. Così Teresa Spigoli, scriverndo una storia dei caffè letterari

Non si potrebbe scrivere una pagina di storia né politica né letteraria né artistica dell’Ottocento senza citare il nome di un Caffè», affermò Piero Bargellini. Così Teresa Spigoli, scriverndo una storia dei caffè letterari fiorentini, racconta anche la storia del costume, della politica, della letteratura e dell’arte degli ultimi tre secoli. Il primo caffè italiano apriì nel 1683 in Piazza San Marco a Venezia, seguito nel 1720 dal Caffè Florian, reso celebre dalle commedie di Goldoni. Con l’avvento della borghesia, già nel Settecento il destino del caffè fu quello del «tempio laico della società borghese». Anche a Firenze i caffè arrivarono agli inizi del Settecento, ma il loro secolo è quello successivo: venuti a sostituire i conventi, le botteghe d’arte, le corti, i palazzi principeschi, le accademie, i caffè parigini e madrileni, viennesi e romani narrano la cultura dell’Ottocento. Quelli fiorentini poi segnano ogni tappa della cultura europea: dal Caffè Michelangiolo, immortalato da Telemaco Signorini, covo di rivoluzionari e Macchiaioli, al Caffè del Parlamento, meta dei deputati e senatori, passando per il Rivoire, il Gilli, il Caffè delle Giubbe Rosse, quartier generale, prima dei Futuristidi Lacerba e poi dei solariani. Su quei tavolini sedettero Lega e Fattori, Papini e Montale, Landolfi e Macrì, Cecchi e Soffici, Loria e Ungaretti, Rosai e, fino all’anno scorso, Mario Luzi. Una storia affasciante, che rende omaggio al «gusto della conversazione e della critica e della discussione», accompagnandoci per le strade e le piazze di Firenze alla scoperta delle location del nostro passato, non solo culturale.
Data recensione: 09/05/2009
Testata Giornalistica: Il Domenicale
Autore: Fabio Canessa