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Apparso nel 1969 per i tipi del Saggiatore di Alberto Mondadori e mai riedito, oggi Testamento di Antonio Pizzuto è ripubblicato con commento di Antonio Pane dalle fiorentine edizioni Polistampa (pp. 312,

Firenze - Apparso nel 1969 per i tipi del Saggiatore di Alberto Mondadori e mai riedito, oggi Testamento di Antonio Pizzuto è ripubblicato con commento di Antonio Pane dalle fiorentine edizioni Polistampa (pp. 312, euro 23) che nel 1998 hanno avviato l’importante progetto mirato a restituire l’opera del narratore più originale del Novecento al pubblico italiano. Con Testamento Pizzuto concluse la trilogia delle ’lasse’, inaugurata da Paginette e proseguita con Sinfonia.
Testamento fu definito dallo stesso autore un’«autobiografia senza attore, senza futili madeleine, né storia». Mediante l’abolizione del personaggio e la progressiva rinuncia ai tempi finiti del verbo, Pizzuto vi sperimenta un modulo narrativo sempre più coerente con il suo ’indeterminismo’, dove la «plastica dei fatti, dei fatti individuali», lascia il posto a traiettorie di eventi in fieri che testimoniano il «moto universo», l’incessante metamorfosi in cui si risolverebbe il reale, conducendo verso i rarefatti geroglifici verbali delle opere estreme (Pagelle, Ultime e Penultime, Giunte e virgole, Spegnere le caldaie). La fabula di Pizzuto - che conserva la sua materia autobiografica, familiare, quotidiana, ’minore’, e continua a svariare liberamente, con passaggi fulminei nei luoghi e nei giorni, dai remoti ricordi siciliani al presente della casa romana di via Fregene e del suo circondario - raggiunge qui una virtuosistica densità, complicata dalla drastica decurtazione del contesto e dal decremento di quelle che Gregory Bateson chiama le «parti procedurali» del discorso, fino agli elementari connettivi costituiti dagli articoli e dalle preposizioni. Di questa scrittura ’difficile’ (ma tutt’altro che ’oscura’, anzi forte di una sua positivistica precisione) il commento di Antonio Pane cerca di restituire, attraverso accurate indagini biografiche e la consultazione di numerosi epistolari anche inediti, le coordinate spazio-temporali, i riferimenti alla vita dello scrittore, i risvolti affettivi, discutendo inoltre i punti connessi alla ’filosofia’ di Pizzuto e sciogliendo le allusioni di ambito letterario, erudito, scientifico. Il lavoro di decifrazione è poi utilmente integrato dal confronto intertestuale (la pratica pizzutiana della riscrittura contempla infatti versioni ’diluite’ e ’figurative’ di episodi e frammenti in seguito sottoposti a un trattamento ’restrittivo’ e ’informale’) e dal sistematico spoglio del «manoscritto originale» che documenta l’intero percorso compositivo dell’opera, offrendo spesso nel giro delle varianti lezioni ’in chiaro’ di elementi che nel testo a stampa si presentano problematici.
Educato in una famiglia di tradizioni umanistiche, Antonio Pizzuto (Palermo 1893-Roma 1976) percorse la carriera in Polizia, conclusa nel 1949 con il grado di questore. Da allora si dedicò interamente a quella che considerava una vera riforma dell’arte narrativa, esemplata in una sequenza di opere che rimane memorabile per l’audacia crescente delle proposte: Signorina Rosina (1956; 1959 e 1967); Si riparano bambole (1960 e 1973); Ravenna (1962); Paginette (1964 e 1972); Sinfonia (1966 e 1974); Testamento (1969); Pagelle I e II (1973 e 1975); Ultime e Penultime (1978). Apprezzato a suo tempo da lettori come Solmi, Bilenchi, Baldacci, Bo, Contini, Butor, Segre, Pedullà, Jacobbi, è in questi ultimi anni oggetto di una riscoperta che ha portato alla pubblicazione di quasi tutto l’inedito: dai romanzi ’giovanili’ Rapin e Rapier (1998), Così (1998), Sinfonia 1923 (2005), ai racconti raccolti in Narrare (1999); dai carteggi con Giovanni Nencioni, con Gianfranco e Margaret Contini (1998 e 2000), con Salvatore Spinelli (2001 e 2003), con Lucio Piccolo (2002), con Vanni Scheiwiller (2005), con Carlo Betocchi (2006), con Alberto Mondadori (2007), alle produzioni estreme: Giunte e virgole (1996), Spegnere le caldaie (1999). Nel 2001 sono apparse nuove edizioni di Si riparano bambole e di Ultime e Penultime; nel 2002 quelle di Ravenna e Paginette; nel 2004 quelle di Signorina Rosina e Sul ponte di Avignone.
Antonio Pane ha curato la pubblicazione di scritti inediti o rari di Angelo Maria Ripellino, Antonio Pizzuto, Angelo Fiore, Lucio Piccolo, Salvatore Spinelli, Simone Ciani, autori cui ha anche dedicato saggi: quelli su Pizzuto sono parzialmente raccolti nel volume Il leggibile Pizzuto (1999).
Data recensione: 08/04/2009
Testata Giornalistica: Artèpress
Autore: ––