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Siccome se ne parla ben poco - e magari la gente conosce altri allarmi, relativi ad altri mali - molti pensano che la lebbra non esista più: è una male antico, e un tempo i lebbrosi erano

Siccome se ne parla ben poco - e magari la gente conosce altri allarmi, relativi ad altri mali - molti pensano che la lebbra non esista più: è una male antico, e un tempo i lebbrosi erano allontanati dalla comunità, dovevano avvertire del loro passaggio suonando un campanello, erano raccolti nei lebbrosari, dai quali uscivano alla fine della loro dolorosa esistenza. Ma ora leggiamo che nel mondo ci sono ancora ben quindici milioni di lebbrosi suddivisi in quattro grandi focolai, l’India e il sudest asiatico, la Cina, l’Africa Nera con il Madagascar, l’America Latina, mentre qualche migliaio di casi è riscontrabile negli Stati Uniti, e non manca qualche focolaio in Paesi europei.
Di questo argomento si parla in un volume recentemente edito da Polistampa - “La lebbra a Firenze” - che ha pubblicato a cura di Esther Diana le ricerche che furono fatte nei primi anni del ’900 da un medico toscano, Silvio Berti nato a Montignoso in provincia di Massa Carrara, laureatosi a Pisa, specializzandosi in clinica dermosifilopatica, che poi emigrò a San Paulo del Brasile dove aprì un consultorio dermosifilopatico, curò molti lebbrosi, divenne un esperto di leprologia, e tornando in Italia per qualche anno (dal 1927 al 1932) cercò di appurare dove e come venivano curati in Firenze i lebbrosi, quali fossero le strutture assistenziali, ovvero i lebbrosari, il che l’occupò per una decina d’anni anche quando dovette tornare a San Paulo del Brasile dove morì nel 1948.
È stato il figlio del dottor Silvio Berti - chimico in Brasile - che ha portato a Firenze il materiale raccolto dal padre, perchè fosse pubblicato, come poi è avventuto per il grande interesse di quelle ricerche dell’esperto leprologo. Per quanto il tema sia trattato ovviamente con il linguaggio degli addetti ai lavori, il volume offre la possibilità a tutti di rendersi conto di aspetti finora sconosciuti dell’antica attività sanitaria fiorentina. Tra l’altro il volume rievoca la storia emblematica del lebbrosario di S. Iacopo a Firenze, una struttura assistenziale che fu preposta alla segregazione degli infermi e alla loro decisa interdizione da ogni rapporto con la società.
Data recensione: 02/03/2006
Testata Giornalistica: Toscana Qui
Autore: Giorgio Batini