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L’11 agosto 1944, il giorno stesso della liberazione di Firenze, cominciò la sua vita editoriale il giornale «La Nazione del popolo». Costava una lira (che arriverà a cinque due anni dopo) e fu l’organo del Comitato

L’11 agosto 1944, il giorno stesso della liberazione di Firenze, cominciò la sua vita editoriale il giornale «La Nazione del popolo». Costava una lira (che arriverà a cinque due anni dopo) e fu l’organo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN) fino al 3 luglio 1946. Un solo direttore responsabile (Piero Compagno alias Luigi Alemanni), un solo caporedattore (Romano Bilenchi), ma ben cinque direttori editoriali, in rappresentanza dei cinque partiti formanti il CTLN: Carlo Levi per il partito d’Azione, Vittore Branca per la DC, Bruno Sanguinetti (poi Luigi Sacconi) per il PCI, Alberto Albertoni per il PSI e Vittorio Santoli per il PLI. La «La Nazione del popolo» superò ben presto le preventivate 20 mila copie per attestarsi su una media di 45 mila con punte di 60 mila, e fu diffuso nelle province toscane con notiziari ad hoc. Il primo numero venne fuori con mezzi di fortuna alla luce delle candele e con una macchina azionata dal motore di una Balilla. Era l’alba di una nuova età, contraddistinta dal coraggio e dall’avvedutezza del popolo fiorentino che lasciò stupiti gli Alleati, i quali trovarono strutture amministrative già in grado di funzionare grazie all’organizzazione messa in piedi dal CTLN presieduto dal critico d’arte Carlo L. Ragghianti. Due anni durò «La Nazione del popolo» resistenziale, ma due anni che valsero una vita per densità di avvenimenti e ricchezza di iniziative, così come documenta Pier Luigi Ballini nei due folti tomi de Un quotidiano della Resistenza. «La Nazione del popolo», pubblicato dalla fiorentina Polistampa. In una Firenze pressoché isolata e reduce dalla dura occupazione tedesca, uomini illustri e persone comuni si trovarono nella stessa trincea, riorganizzando, discutendo, decidendo. Il giornale fu lo specchio perfetto di una volontà straordinaria di rinascita e ospitò articoli e dibattiti attorno alla struttura dello Stato (Calamandrei, Piccioni, Pieraccini), sulle scelte economiche (Carli, Corbino, Bracco, Dami, Bertolino), sulle questioni della cultura della scuola e dell’università (Montale, Luzi, Bianchi Bandinelli), sull’epurazione, sulle autonomie locali (Barile), sui codici fascisti, sulla pace (Lasky). Vi scrissero poesie anche il citato Montale (11 settembre 1943 e 11 agosto 1944) e Saba (Avevo e Teatro degli Artigianelli), e redattori costanti furono Cassola e Cancogni, nonché il futuro presidente della RAI Bernabei. “Firenze diede – scriverà Carlo Levi nel primo anniversario della liberazione di Firenze, 11 agosto 1945 – la prima prova di quello che dovrà essere l’Italia del popolo. La sua battaglia fu il primo passo della strada che essa deve percorrere... una passione comune muoveva tutti, una commazione rinnovatrice scoteva ugualmente l’animo degli uomini e delle donne, dei partigiani e dei cittadini, e toccava perfino il cuore dei poeti quando, sotto il sole implacabile di agosto, Firenze, libera per virtù propria taceva assorta nelle sue rovine. Miracolo di una rinascita ed esempio luminoso di una storia italiana che si irradierà ugualmente dalle sue strutture civili, politiche e culturali, tra un fuoco d’artificio di riviste («Belfagor» e «Il ponte» soprattutto), di stagioni teatrali, di centri studio, di case editrici, decise a ritrovare la strada di una nuova Italia”. La ricchissima antologia di Ballini docomenta tutto questo con dotta chiarezza, illuminando atti, mozioni, progetti, speranze fioriti d’incanto dal buio della catastrofe bellica. P.L. Ballini, Un quotidiano della Resistenza. «La Nazione del popolo». Organo del Comitato toscano di liberazione nazionale (11 agosto 1944 – 3 luglio 1946), 2 tomi, Firenze, Polistampa, 2009, pp. 744, € 42.
Data recensione: 11/04/2009
Testata Giornalistica: L’Attacco
Autore: Sergio D’Amaro