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«Come vede il problema è di fondo, il dissenso fra di noi è radicale: non concerne le volontà, concerne gli intelletti nostri che sono orientati (in ordine alla vita sociale) in modo opposto: lei è un liberale, io no! Da qui

La Pira «contro» don Sturzo
«Come vede il problema è di fondo, il dissenso fra di noi è radicale: non concerne le volontà, concerne gli intelletti nostri che sono orientati (in ordine alla vita sociale) in modo opposto: lei è un liberale, io no! Da qui le drammatiche divisioni sul terreno politico e, perciò, giuridico, economico etc.». Culmina così, in una lunga e anche aspra lettera del 3 marzo 1959, rimasta fino a oggi inedita, la lunga diatriba tra due delle figure più note del cattolicesimo democratico italiano del Novecento: Giorgio La Pira e don Luigi Sturzo. Il documento è ora pubblicato nel saggio della ricercatrice fiorentina Letizia Pagliai «Per il bene comune. Poteri pubblici ed economia nel pensiero di Giorgio La Pira» (pp. 264, euro 16), pubblicato da Polistampa e Fondazione La Pira. Il motivo del contendere era il nuovo governo monocolore dc, sostenuto dal fondatore del Partito Popolare e durante criticato invece dal sindaco di Firenze soprattutto la sua politica economica poco attenta ai bisogni dei poveri: «Potrei scrivere un intiero libro su questo drammatico dissenso – accusa ancora La Pira –: esso, purtroppo, ha portato i cattolici alla triste situazione politica odierna: nell’aula ’sorda e grigia’ di Montecitorio, è ancora presente Mussolini: circa quaranta anni dopo (e dopo quali eventi). Ecco, caro Don Sturzo, il perchè del nostro immenso dolore per quanto è avvenuto in questi giorni e che Lei ha avallato: lei che pure sofferse del fascismo: ma che, tuttavia, per la sua posizione mentale ’liberale e rinunciataria’, collaborò (senza volerlo) alla nascita del fascismo nel 1922, si fece in certo modo, propugnatore del fascismo nel 1953, avalla il nuovo fascismo nel 1959». Il volume è basato su una lunga ricerca e presenta 38 tra lettere inedite e articoli, in cui lo statista fiorentino (all’epoca molto vicino a un interventismo «keynesiano» dello Stato in economia) confronta le sue idee con quelle di varie personalità politiche. Nel 1953 La Pira era arrivato persino a sollecitare l’iniziativa del Pci e di Togliatti in difesa «dei disoccupati, dei sottoccupati, dei miseri che ormai da molti anni gettano tanta dolorosa ombra sul volto del nostro Paese: un volto che, per via di queste ombre dolorose, cristiano certamente non è».
Data recensione: 13/02/2009
Testata Giornalistica: Avvenire
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