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La Pira? Feroce. Almeno con don Sturzo. “Come vede – scrive in una lettera il leader DC nato in Sicilia e ‘adottato’ da Firenze di cui fu sindaco – il problema è di fondo, il dissenso tra noi è radicale: non concerne

La Pira? Feroce. Almeno con don Sturzo. “Come vede – scrive in una lettera il leader DC nato in Sicilia e ‘adottato’ da Firenze di cui fu sindaco – il problema è di fondo, il dissenso tra noi è radicale: non concerne la volontà, concerne gli intelletti nostri che sono orientati (in ordine alla vita sociale) in modo opposto: lei è un liberale, io no! Da qui le drammatiche divisioni sul terreno politico e, perciò, giuridico, economico etc. Potrei, come vede, scrivere un intero libro su questo drammatico dissenso: esso, purtroppo, ha portato i cattolici alla triste situazione politica odierna: nell’aula ‘sorda e grigia’ di Montecitorio, è ancora presente Mussolini: circa quaranta anni dopo (e dopo quali eventi). Ecco, caro Don Sturzo, il perché del nostro immenso dolore per quanto è avvenuto in questi giorni e che Lei ha avallato: lei che pure sofferse del fascismo: ma che, tuttavia, per la sua posizione mentale ‘liberale e rinunciataria’, collaborò (senza volerlo) alla nascita del fascismo nel 1922, si fece , si fece in un certo modo, propugnatore del fascismo nel 1953, avalla il nuovo fascismo nel 1959 (altro non è il monocolore Segni: lo guidano – a parte l’intenzioni di Segni – Malagodi e Michelini)”. Culmina così una dura lettera del 3 marzo 1959 rimasta fino ad oggi inedita e riportata nel saggio di Letizia Pagliai Per il bene comune. Poteri pubblici ed economia nel pensiero di Giorgio La Pira (edito da Polistampa e Fondazione La Pira).
Data recensione: 13/02/2009
Testata Giornalistica: QN / Il Resto del Carlino / La Nazione / Il Giorno
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