chiudi

«Come vede il problema è di fondo, il dissenso fra di noi è radicale: non concerne le volontà, concerne gl intelletti nostri che sono orientati ( in ordine alla vita sociale) in modo opposto: lei è un liberale, io no! Da qui

«Come vede il problema è di fondo, il dissenso fra di noi è radicale: non concerne le volontà, concerne gl intelletti nostri che sono orientati ( in ordine alla vita sociale) in modo opposto: lei è un liberale, io no! Da qui le drammatiche divisioni sul terreno politico e, perciò giuridico, economico etc. Potrei, come vede, scrivere un intero libro su questo drammatico dissenso: esso, purtroppo, ha portato i cattolici alla triste situazione politic aodierna: nell’aula “sorda e grigia” di Montecitorio, è ancora presente Mussolini: circa quarant’anni dopo ( e dopo quali eventi). Ecco caro Don Sturzo, il perchè del nostro immenso dolore per quanto è avvenuto in questi gironi e che Lei ha avallato: lei che pure sofferse del fascismo: ma, che, tuttavia  per la sua posizione mentale “liberale e rinunciataria”, collaborò (senza volerlo) alla nascita del fascismo nel1922, si fece in certo modo, propugnatore del fascismo nel 1953, avalla il nuovo fascismo nel 1959 ( altro non è il monocolore Segni: lo guida- a parte le intenzioni di Segni-Malagodi e Michelini». Culmina così una duira lettera datata 3 marzo 1959e rimasta fino a oggi inedita, la lunga diatriba tra delle figure più note del cattolicesimo democratico italiano del Novecento: Giorgio La Pira e Don Luigi Sturzo. Il documento è riportato nel saggio della ricercatrice fiorentina Letizia Pagliai, dal titolo Per il bene comune. Poteri pubblici ed economia nel pensiero di Giorgio La Pira (264 pag, 16 euro), pubblicato dall’editore Polistampa Fondazione La Pira nella collana “I libri della Badia”. Il volume, basato su una lunga opera di ricerca e confronto di fonti, esamina la posizione assunta da La Pira di fronte alle emergenze economiche del dopoguerra e le polemiche da essa suscitate, in particolare nel mondo cattolico. Grazie alle ricerche di Letizia Pagliai sono tornate alla luce 38 tra lettere inedite e articoli, in cui lo statista fiorentino confronta le proprie idee con quelle di varie personalità in vista della scena politica italiana. Tra queste appunto don Sturzo, il cattolico liberale fondatore del Partito popolare con cui scaturisce un’accesa disputa sull’opportunità o meno dell’intervento delloStato nell’economia. Nello scontro, che si svolge direttamente nei carteggi e indirettamente sui quotidiani, c’è molto del pensiero economico di La Pira, all’epoca molto vicino all’interventismo di stampo Keynesiamo. Le sue posizioni, oltre osteggiate dagli industriali, non piacciono a Don Sturzo, per il quale l’intervento dello Stato distrugge ricchezza, quando i problemi della disoccupazione possono essere invece risolti attraverso l’iniziativa spontanea degli imprenditori.
Data recensione: 13/02/2009
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: ––