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«Quello che è avvenuto nel Pd a Firenze non dovrà più ripetersi», si sente dire a Roma, nel quartier generale del Partito democratico. La lotta per la conquista della candidatura a sindaco del capoluogo toscano non è piaciuta

«Quello che è avvenuto nel Pd a Firenze non dovrà più ripetersi», si sente dire a Roma, nel quartier generale del Partito democratico. La lotta per la conquista della candidatura a sindaco del capoluogo toscano non è piaciuta per niente né a Walter Veltroni né agli altri alti dirigenti. E allora, per il futuro, meglio correre ai ripari. Magari facendo ricorso a qualche personaggio che ora è in pensione, ma che gode ancora di buona fama. Nel Pd, appena si traccia un identikit di «persone spendibili», si pensa solo ai magistrati. Uno, dicono a Roma, ce n’è: Pier Luigi Vigna.
«Un domani potrebbe essere la carta vincente per la regione», sussurrano. E Vigna piano piano si sta dando da fare: è appena uscita una rivista, che si chiama «Doc 26», nella quale l’ex magistrato ha scritto un testo per raccontare lo sbarco dell’usura mafiosa in Toscana. Una lenta marcia d’avvicinamento alla politica? Pare che Vigna si sia stufato delle partite a scopa, in quel di Capalbio, in compagnia degli intellettuali di quella che viene definita come la «piccola Atene», e voglia tornare ad avere un ruolo.
Data recensione: 21/01/2009
Testata Giornalistica: Dagospia
Autore: Gianfranco Ferroni