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Davvero una piacevole sorpresa questo libretto che potrà essere letto con profitto dai villeggianti e dai frequentatori del Saltino.

Davvero una piacevole sorpresa questo libretto che potrà essere letto con profitto dai villeggianti e dai frequentatori del Saltino. Sul filo della memoria, Josephine Kempter, di famiglia originaria della Svizzera francese e andata in sposa all’ing. Francesco Rognetta, compila (in francese) pagine e pagine di diario con tutte le più diverse annotazioni sul gossip d’epoca, dal 1899 sino alla metà del Novecento (ma con numerose interruzioni). Il marito era l’ing. Francesco Rognetta, amministratore del Grand Hotel e della Società Ferroviaria Sant’Ellero-Saltino, quindi persona al centro della vita sociale quale si andava sviluppando in quel periodo di forte crescita della stazione climatica e che la moglie certifica dando conto delle ville e villette che si vanno costruendo e che il curatore Nicola Wittum ha riportato in una utilissima mappa finale.Al centro del racconto ci sono tanti pezzi grossi che vengono da ogni dove, ma specialmente dal sud dell’Italia, bei nomi, come si dice, della politica e della nobiltà e degli affari, tutti presi dal difficile lavoro di come passare il tempo oltre alle solite passeggiate dalle parti dell’abbazia. Fra le «perle» segnaliamo il racconto dell’incendio del 1902 e le acute annotazioni sui diversi comportamenti durante il rogo, la descrizione del gioco del tennis, l’ascesa e il declino del trenino, qualche infortunio coniugale e a pag. 63, a margine di un congresso italo-austriaco cul commercio bilaterale con tanto di ministri, si legge che “quasi tutti i delegati si davano al vino e finivano tardi la sera, annebbiato e anche ubriachi; per finire i disordini, i camerieri dovevano spegnere le luci verso le tre di notte e sovente trovavano i signori per terra sotto i tavoli”.Opera della figlia Francesca è il capitolo finale su Gabriele D’Annunzio: il vate arrivò al Saltino nel 1908, giusto per creare l’immancabile scompiglio fra le languide dame italiane alle quali fu preferita miss Dorothy Chapman – forse l’ispiratrice della protagonista di «Forse che sì, forse che no» - e si racconta anche di un’altra “vittima”, l’aretina Giuseppina Mancini, che fu persino ricoverata in una casa di cura! Per parte sua, la Rognetta annota su D’Annunzio che “non trovai mai che dicesse qualcosa di interessante” e che “fu un sollievo per l’albergo quando D’Annunzio partì e ritornò la calma”.
Data recensione: 01/12/2008
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: ––