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Uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti di Firenze; così Antonio Paolucci definisce il Chiostro degli Angeli, l’antico e bellissimo monastero camaldolese che fu tra le vittime più illustri del processo unitario.

«Il Chiostro degli Angeli» di Savelli-Nencioni svela un mondo da riscoprire
Uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti di Firenze; così Antonio Paolucci definisce il Chiostro degli Angeli, l’antico e bellissimo monastero camaldolese che fu tra le vittime più illustri del processo unitario. E dal 1862, anno in cui per volontà di Vittorio Emanuele II, grazie a un regio decreto il ministero dell’interno autorizzava l’uso del monastero per le infermerie cliniche di Santa Maria Nuova, niente più canti né salmi, né passeggiate in meditazione e contemplazione nei magnifici chiostri del complesso, che pure aveva visto tanta storia e tanta cultura passare sotto le sue volte. Vicende poco conosciute, che riguardano il patrimonio artistico, librario e storico, che vengono rievocate da un volume agile, ben documentato, arricchito da una veste grafica e da un apparato iconografico di prim’ordine: Il Chiostro degli Angeli, scritto in efficace simbiosi da Divo Savelli e Rita Nencioni. I due autori offrono al lettore un interessante itinerario storico-artistico, che parte dalla fondazione del monastero, compiuta davvero all’insegna delle lettere: tra i suoi promotori più illustri vi fu infatti Guittone D’Arezzo, il poeta toscano prima amato poi ripudiato da Dante; e quando nel 1295 fu posta, alla presenza della Signoria, la prima pietra per la costruzione dell’allora piccolo (ma “assai bello”) eremo destinato all’ordine dei Camaldolesi, furono anche gettate nelle fondamenta delle monete lasciate da Guittone a tale scopo, in segno augurale. Ma il monastero del Trecento ebbe già la grande chiesa ad un’unica navata, che ancora si conserva nelle sue strutture portanti; e – quasi segno di efficacia del buon augurio dell’antico poeta aretino – presto il monastero divenne celebre per il suo scriptorium: se infatti da S. Maria degli Angeli uscirono ben presto opere notevoli di pittura e oreficeria, la celebre «Scuola degli Angeli» era specializzata soprattutto in splendidi codici miniati, di cui si può ammirare qualche riproduzione nelle foto del libro.
Fu forse senz’altro il ’400 il “momento d’oro” di Santa Maria degli Angeli, almeno sotto il profilo del magistero culturale, grazie soprattutto ad Ambrogio Traversari, che divenne generale dell’ordine e fu maestro tra gli altri di Cosimo il vecchio, a cui lesse (sarà un caso?) un manuale del perfetto principe, la Ciropedia di Senofonte. E da quel gran grecista che era, fu il vero e proprio padrone di casa del concilio dell’Unione, che nel 1439 sancì – in via puramente teorica, purtroppo – la riconciliazione tra cattolici e ortodossi, ma che vide la partecipazione del penultimo Basileus bizantino e di tanti dotti greci. E poi la famosa Rotonda del Brunelleschi...
In questo libro, c’è tutto questo e molto altro: dipinti, reliquie, oggetti sacri (persino la mazza di San Giuseppe!); la storia si dipana sino ai tempi odierni, con la triste conclusione: la sala computer della facoltà di lettere nella ex cappella del Santissimo. Un ironico contrappasso?
Data recensione: 14/01/2009
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Domenico del Nero