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È un cerchio. Ha un punto che oscilla, dove la linea curva si unisce. L’inizio e la fine: l’altalena, con una bambina bionda che si dondola. Un’epifania, a rappresentare l’alito ondulante della poesia. E ancora. Visioni

È un cerchio. Ha un punto che oscilla, dove la linea curva si unisce. L’inizio e la fine: l’altalena, con una bambina bionda che si dondola. Un’epifania, a rappresentare l’alito ondulante della poesia. E ancora. Visioni ha titolo questo ultimo volume di racconti di Gian Maria Molli, appena uscito da Polistampa, editore in Firenze. Il Gian Maria… un amico da sempre, emigrato di pensiero a Roma. Ci sentiamo ogni tanto al telefono, e spesso lo sento in fonia, in radio: la sua voce inconfondibile, assolutamente toscana. E’ giornalista alla Rai, alla Radio, al terzo programma. Eravamo insieme a Firenze, in una redazione di giornale. Ebbe l’occasione di trasferirsi a Roma, mi disse: vieni? No, non vengo. Roma mi fa paura, troppa gente… vai te, poi vedremo. Non abbiamo visto, io sono rimasto. Ma il suo libro: Visioni, una serie di disegni, più che di suoni. Quelli sono sullo sfondo: una moviola di immagini, ci anticipa l’introduttore o prefatore: sì, anche. Sono sette racconti, i primi tre fanno perno su uno centrale, da cui il titolo, ma al singolare: Visione, e virano sugli ultimi tre. L’ultimo della serie, denso e lentissimo, chiude il cerchio proprio lì, vicino all’altalena, da dove tutto era cominciato. E’ lei, la protagonista: la fabula, che si srotola, o si fa attendere, seguendo legami interni ai racconti, che affiorano come i sassolini di Pollicino: bianchi. Il linguaggio una chiave di lettura, nella sua capacità di creare e definire mondi divisi, il più delle volte incapaci di comunicare. Ma vediamo:
Sangue, l’inizio è senza la maiuscola, a ricordare il riferimento joyciano del libro circolare. Joyce, un incubo da cui ci siamo svegliati. E’ la storia, allucinata, di un omicidio, quello della bambina bionda.Il più odioso possibile, visto da più spettatori, ugualmente inermi, a difendere il loro non reagire… con frasi di circostanza, inutili. Dopo ecco lui, il mostro, rientrato nella normalità, nel ruolo di ciascuno di noi, che ritorna tranquillo a rimirare lo spazio ambiguo dell’altalena.
Data recensione: 19/11/2008
Testata Giornalistica: Transfinito
Autore: Paolo Pianigiani