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La storia di Speranza è la parabola infinita (ascendente, discendente, di nuovo ascendente) di chi vive molte vite completamente differenti. In principio Speranza vive una situazione di “dipendenza felice”: è

Firenze - La storia di Speranza è la parabola infinita (ascendente, discendente, di nuovo ascendente) di chi vive molte vite completamente differenti. In principio Speranza vive una situazione di “dipendenza felice”: è una bambina con dei problemi, lenta nell’apprendere, ma la sua vita è comunque allietata dall’amore che su lei riversa la famiglia, in particolare il padre. Ritrovatasi drammaticamente e improvvisamente orfana, Speranza vive una seconda vita, di “dipendenza drammatica”, che la vede soggetta all’orrore e alla barbarie che caratterizzavano i manicomi dei primi del ’900, dove la dignità umana veniva regolarmente offesa e calpestata. Uscita dal manicomio, Speranza si guadagna la possibilità di vivere una terza vita, quella del riscatto, alla ricerca di una nuova felicità, stavolta conquistata e non regalata, che le consentirà il ritorno ai luoghi di origine e al recupero dei ricordi di un’infanzia perduta. Per concludere con l’ennesimo colpo di scena: la fuga verso una nuova vita: l’ennesima (forse non l’ultima), quella che probabilmente permetterà di riassumere le esperienze delle tre precedenti.
Questa incessante altalena di emozioni è narrata nel romanzo Le vite di Speranza (pp. 160, € 10), di Claudio Bruni, pubblicato nella fortunata collana Selezione Narrativa Polistampa e in libreria dal prossimo martedì. Speranza racconta con la sua voce, non più ingenua ma ancora pura, le sue diverse vite di bambina felice, di orfana, di matta, di zingara. Con la scena finale dal sapore chapliniano della favola: Speranza che rivede nel cielo i volti e le immagini delle cose e delle persone che hanno caratterizzato tutta la sua vita.
Dopo il felice debutto con I vili, Claudio Bruni conferma il suo talento letterario con questo romanzo, ottima espressione della corrente del “realismo magico” o “fantastico”. Il racconto scorre in maniera semplice, piacevole e appassionante, trasportando il lettore in mondi carichi di tenerezza come l’infanzia o terribili come il manicomio, grotteschi o tragici, dolci o spietati.
Data recensione: 28/10/2008
Testata Giornalistica: Artèpress
Autore: ––