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In Francia la chiamavano con disprezzo “la florentine”. E la fama di “regina nera”, oscura incarnazione del male, la perseguitò per tre secoli, sino all’Ottocento. Caterina de’ Medici, nata il 13 Aprile 1519 e morta il 5

Caterina e Maria le dure regine in nero
Libri, convegni e una mostra a Palazzo Strozzi riabilitano “le fiorentine”diffamate dai francesiIn Francia la chiamavano con disprezzo “la florentine”. E la fama di “regina nera”, oscura incarnazione del male, la perseguitò per tre secoli, sino all’Ottocento. Caterina de’ Medici, nata il 13 Aprile 1519 e morta il 5 gennaio 1589, bisnipote di Lorenzo il Magnifico, ebbe un destino avverso. Figlia di Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, e di Madeleine de la Tour d’Auvergne, morti entrambi poco dopo la sua nascita, andò in sposa a soli quattordici anni al coetaneo Enrico di Francia, futuro Enrico II, secondogenito di Francesco I. Nel 1547, con l’ascesa al trono del marito, diventa regina di Francia. Mette al mondo un sacco di figli che, morto Enrico II, accompagnerà nel regno. È una di quelle donne Medici che hanno contribuito alla costruzione non solo della dinastia, ma anche dello stato sin dalle origini, grazie ai loro ruoli di governo. Forti, potenti, autoritarie, rappresentate per secoli impettite nelle loro crinoline, sono impenitenti viaggiatrici da una corte all’altra di Europa, grazie ai matrimoni con sovrani e principi stranieri. Autrici di infiniti carteggi, diffondono cultura e stili di vita, sono protagoniste di cronache “nere”, intrighi e assassini, come raccontano due grossi tomi, Le donne Medici nel sistema europeo delle corti, XVI-XVII secolo (Atti del convegno tenuto dal 6 all’8 ottobre del 2005 a San Domenico di Fiesole- Firenze) appena pubblicati da Polistampa a cura di Giulia Calvi e Riccardo Spinelli. Tra loro, spicca Caterina. I francesi la odiano, incolpandola di tutti i mali di Francia, come la strage degli ugonotti da parte dei cattolici. Il pittore protestante François Dubois, nel dipinto La strage di San Bartolomeo, eseguito fra il 1572 e l’84, la raffigura, sullo sfondo, vestita di nero mentre osserva indifferente i morti ammassati ai suoi piedi. Nasce la leggenda della “regina nera”, il colore del lutto, che diventerà il suo attributo simbolico. Le sue colpe? Essere “donna, forestiera, fiorentina”, scriveva nel 1561 un ambasciatore veneziano. Quindici anni dopo è indicata come malefica causa di tutte le disgrazie della Francia, cattiva madre, tiranna e usurpatrice. Si diffondono libelli diffamatori, mentre l’opera denigratrice si protrae sino a metà Ottocento, quando Honoré de Balzac la descrive come una donna ambiziosa e superstiziosa, attratta solo dal potere.
Ma Caterina era davvero così? Oggi si tende a riabilitarla, come conferma una bella mostra in corso a Firenze che la presenta insieme a un’altra regina di Francia, Maria de’ Medici, vissuta dal 1575 al 1642, sposata nel 1600 a Enrico IV. Le due donne sono viste nel loro raffinato stile di vita. Ispiratrici di uno straordinario ciclo di arazzi monumentali dedicati alla leggendaria regina Artemisia, giunti dal Mobilier national di Parigi ed esposti a Palazzo Strozzi, insieme a dipinti e oggetti. Progettato durante il regno di Caterina intorno al 1560, il ciclo fu realizzato quarant’anni dopo per volere di Enrico IV in omaggio alla nuova consorte Maria de’ Medici. Tessuti con preziosi fili d’oro, d’argento, seta e lana, nella manifattura di Fauborg Saint Marcel, nel quartiere Gobelins di Parigi, dagli arazzieri fiamminghi François de La Plache e Marc de Comans, furono ideati da grandi artisti, come Antoine Caron. Lo dimostrano i 53 disegni preparatori, conservati nella Bibliothèque National de France. A ingentilire il volto e la fama delle due regine non mancano oggetti preziosi, anche intimi, che parlano della loro privata e dei loro affetti. La malfamata Caterina appare bella e fresca il giorno delle nozze con Enrico De Valois nel dipinto di Jacopo da Empoli, realizzato però circa settant’anni dopo, in occasione delle nozze di Maria de’ Medici, anche lei ritratta dal pittore. Meno bella, e tutta ingioiellata, è nel ritratto fattole da Santi di Tito, ormai anziana, nel 1585-1586. Sorridente, accanto al marito, è raffigurata in un acquerello di François Clouet, che la immortala come una ricca borghese. La sua fiorentinità, tanto odiata dai francesi, affiora dalla preziosa “Cassetta Medici”, uno scrigno di cristallo di rocca, argento e smalti, opera di Valerio Belli, o dalla delicata Coppa “di Diana di Poitiers” dell’intagliatore milanese Gasparo Miseroni. E la mania per i sortilegi? A testimoniarla c’è un piccolo talismano in bronzo, di fattura francese.
Data recensione: 27/12/2008
Testata Giornalistica: Il Giornale
Autore: Maurizia Tazartes