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Quando una donna racconta i grandi avvenimenti storici, parte quasi sempre dalla propria famiglia, dai conoscenti, dai vicini, dalla propria

Il nuovo volume di Gabriella Izzi Benedetti parla del fascismo, della guerra e della Resistenza attraverso gli occhi delle donne. Pagine di storia partendo dalle esperienze di via dei protagonisti. La figura centrale è Luisa ex staffetta partigiana  Quando una donna racconta i grandi avvenimenti storici, parte quasi sempre dalla propria famiglia, dai conoscenti, dai vicini, dalla propria casa.Lo sanno bene quei ricercatori che si siano dedicati a raccogliere le testimonianze femminili sulla guerra e sulla Resistenza: “mio marito, la mia casa, i miei figli”, ripetono spesso le intervistate per le quali la Storia, quella con la esse maiuscola, acquista un significato solo quando riesca a incorniciare il proprio vissuto. E’ la microstoria personale a costituire l’unità di base della grande catena della storia collettiva, l’anello che la morte, la violenza, la lontananza, le separazioni, hanno magari contribuito a spezzare  e che solo il ricordo riesce a rinsaldare.Anche le autrici di romanzi storici non si sottraggono a questa consuetudine, prediligendo una narrazione delle vicende che metta in primo pianola persona, i suoi legami, i suoi affetti. In Tempo d’autunno, l’autrice Gabriella Izzi Benedetti parla di grandi avvenimenti storici partendo dalle esperienze di vita dei protagonisti: figura centrale di questo romanzo è Luisa, ex staffetta partigiana, che insieme ai fratelli e alla figlia, compie un bilancio della propria vita, recuperando dal baule della memoria quei frammenti di vissuto che la legano a molte persone care e a personaggi che l’hanno segnata nel profondo: il padre Arnaldo,  medico che si avvicina all’antifascismo curando le vittime dello squadrismo e leggendo gli scritti di Nello e Carlo Rosselli oppure Ernesto il fidanzato della sorella Irma, l’indifferente, come lo avrebbe definito Moravia, che “non aveva idee politiche, gli parevano una pagliacciata il saluto fascista, i fez, le parate e tutto il resto ma paventando il pericolo comunista che immaginava come una grossa piovra pronta a avvolgere i tentacoli intorno alle sue proprietà, sottostava ad ogni rituale e se ne dichiarava assertore”.I fatti tornano alla memoria come tanti flashback intrecciandosi con il presente e condizionando i rapporti umani vecchi e nuovi. Luisa e gli altri personaggi oscillano tra il desiderio di ricomporre e chiarire il passato e l’esigenza di non rimanere schiacciati dagli eventi anche dolorosi che gli hanno visti protagonisti e testimoni. Un’operazione di mediazione che riesce solo in parte dato che il peso di avvenimenti, che seppur lontani, sono difficili da giudicare obiettivamente e senza un certo trasporto emozionale. È così quando riemergono i momenti più cruenti della lotta partigiana, in particolare i giorni di Villa Trieste e quelli della Liberazione della città, ed è così anche quando entrano in scena personaggi come Karl Haylter, che fanno partecipi i contemporanei degli orrori del nazifascismo e in particolare delle strategie di sterminio.
Un’altra prova convincente per la scrittrice originaria di Chieti che conferma Gabriella Izzi Benedetti “come una narratrice attenta, interessata a problemi che scuotono l’umanità con una partecipazione mai a critica”, come ha scritto di lei Pierandrea Vanni.
Data recensione: 04/09/2008
Testata Giornalistica: Metropoli
Autore: Marco Nucci