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Pensate a un ambiente inospitale, dove è difficile muoversi, raggiungere un posto, procurarsi il cibo e conoscere altri esseri umani. L’Amazzonia? Il Polo nord? Niente di tutto ciò. È la città

Pensate a un ambiente inospitale, dove è difficile muoversi, raggiungere un posto, procurarsi il cibo e conoscere altri esseri umani. L’Amazzonia? Il Polo nord? Niente di tutto ciò. È la città, e non una particolarmente grande o violenta, come Caracas per intenderci, ma la più piccola e “vivibile” Firenze. Almeno questo racconta Andrea Innocenti nel suo “Come sopravvivere in città”.  Libro ironico ma non troppo sulle difficoltà della vita urbana, cento pagine, appena date alle stampe dalla casa editrice Polistampa, in cui sono condensate le situazioni più difficili della vita cittadina. E tra attese snervanti in autobus o nel traffico, rapporti sociali resi difficili dalla frenesia e dallo stress, Innocenti ci guida in questo mondo spericolato e denso di insidie che sono le nostre città.  D’altra parte lui ne sa qualcosa: nato a Firenze, è un giornalista e fotografo naturalista, specializzato nella realizzazione di manuali e guide turistiche sui posti più sperduti nel mondo, come l’Amazzonia e l’Alaska. Insomma, uno che ne sa qualcosa di ambienti “estremi”, ma mai quanto la città. Il suo manuale di sopravvivenza è diviso in capitoli, tanti quante le situazioni più estreme che si vivono nelle città di oggi. LA GIUNGLA URBANA. «L’idea per questo libro - spiega Innocenti - mi è venuta pensando ai tanti film alla Rambo, in cui l’eroe muscoloso si avventura nella giungla armato di coltello e kit di sopravvivenza. Ma in realtà vivere nella giungla non è poi così difficile, ho immaginato quanto dev’essere più complicato per un indigeno vivere in città».  Sarà per la globalizzazione, ma di posti sperduti e inaccessibili ce n’è sempre meno: “La giungla amazzonica - si legge nella premessa - è percorsa da veloci autostrade e chi si perde può sempre fare l’autostop. L’oceano è talmente pieno di navigatori solitari che è diventato il posto ideale per fare due chiacchiere”. FIRENZE, È DURA. «Sono nato a Firenze ed è la città a cui ho pensato per scrivere questo manuale. Ma oggi le città si assomigliano tutte, sono stato recentemente a San Francisco e ad Amsterdam e ho visto le stesse cose: il traffico impazzito, le strisce blu che non solo non hanno risolto il problema dei parcheggi, ma costringono la gente a cercare gli spiccioli e guai a non averli» E come se non bastasse la vita cittadina secondo Innocenti è “infestata” dal cosiddetto “Personale cittadino di sostegno”, descritto nell’omonimo capitolo: “Il vigile è l’equivalente urbano del leopardo e svolge il medesimo importante ruolo di predatore. Come il leopardo di solito caccia all’agguato”. QUEL BISOGNO DI REGOLE. «Sono un fotografo naturalista, ho scritto libri su ogni angolo del mondo: ebbene, sono ambienti più accoglienti rispetto alla città. Mi ricordo che da ragazzo potevo girare tranquillamente in motorino. Oggi è molto più complicato muoversi nel traffico. Poi se entri in un bar, non puoi fumare, muoversi con gli autobus è un impresa. Il fatto è che le regole si dividono in due categorie: quelle che difendono le categorie più deboli, e sono giuste, e quelle nate per soddisfare il nostro atavico bisogno d’ordine. Ecco, mi sembra che oggi abbiamo ecceduto con quest’ultima tipologia. La mia è una risata amara perché le città si spopolano e la gente scappa in provincia». IL CONDOMINIO. «Ma la situazione più paradossale che si può vivere in una città è la vita in condominio. Tempo fa mi è capitata questa scena: rientro a casa con mio padre, sul pianerottolo incontro una bella ragazza che mi sorride e mi saluta. Una volta a casa chiedo a mio padre: “Ma chi è?”, e lui ridendo mi risponde: “Ma come, sono tre anni che abita qui, non l’avevi mai vista?”. Quello che voglio dire è che il condominio ci dà l’illusione di vivere in tanti e vicini, in realtà significa tanta solitudine».  L’unica compagnia in città è costituita da una speciale “fauna”, scatenata soprattutto nel traffico. Per strada bisogna fare uno slalom tra un “coccodrillo che spalanca le fauci appena gli passi accanto e ti trovi di fronte lo sportello aperto” e un “bradipo, che attraversa le strisce con andamento tranquillo”, impiegando ben più del canonico tempo del verde per togliersi di mezzo. FEBBRE DA RIENTRO. «In realtà il rientro in città dopo le ferie è il periodo migliore. Aspettiamo per undici mesi quelle settimane di vacanza, caricandole inevitabilmente di aspettative enormi, illusioni, sogni. Ma se le vacanze non vanno come le abbiamo sognate, vuol dire che abbiamo buttato un anno? Le ferie così si caricano di stress. Preferisco questi primi giorni di settembre, quando le città si ripopolano, ma senza avere ancora la frenesia del resto dell’anno».  Allora meglio goderci questo settembre, nell’attesa che ottobre ci riporti alla dura realtà.
Data recensione: 06/09/2008
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Elisa D’Alto