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Il “diamante” profumato ha da oggi un nuovo mentore, Aldo Fiordelli giornalista e sommelier. L’autore, esperto ricercatore, ha dato alle stampe un gustoso

Parla Aldo Fiordelli che sul tubero ha appena pubblicato un libro per Polistampa

Il “diamante” profumato ha da oggi un nuovo mentore, Aldo Fiordelli giornalista e sommelier. L’autore, esperto ricercatore, ha dato alle stampe un gustoso "Il buon tartufo", una ricca “spolverata” di profumi intorno al più ricercato “bianco - nero” non solo toscano, ma anche di altre regioni come la francese o cinese. In 106 pagine (per Polistampa) si ripercorrono usi e costumi del noto tubero passando dalla storia agli aneddoti, per poi soffermarsi in un frizzante divertissement di giochi di parole come: “truffe” che alla francese vuol dire tartufo ma in italiano...

La quarta di copertina ci avverte che avrebbe dovuto chiamarsi “il piacere del tartufo”, perché abbiamo abdicato per il “buon tartufo”?
«Andiamo per gradi. Il libro vuol essere un approccio, un incontro... Il resto, il piacere è il lettore che deve procurarselo seguendone qualche spunto. Comunque soprattutto esigenze di collana: La buona cucina. È già tanto che l’editore mi abbia lasciato la possibilità del sottotitolo».
Nel suo libro si raccontano anche dei curiosi aneddoti, qual’è quello che più l’ha divertita?
«Il grande tartufaio piemontese Giacomo Morra aveva un corriere che mandava a prendere i tartufi bianchi ad Acqualagna per poi venderli come “di Alba”. Ovviamente non si doveva sapere ma ogni volta che questo corriere partiva, che andasse in auto o in treno, all’arrivo trovava un tale Emilio Fede, all’epoca cronista Rai, che lo intervistava con troupe al seguito: “Allora prendete i tartufi ad Acqualgna eh?”. Disperato allora il corriere andò da Morra a confessargli che lui non sapeva come era possibile che questo giornalista ogni volta sapesse quando e dove arrivava coi tartufi. E Morra gli rispose: “Caro mio, ma lo sa lei quanto costa un passaggio in televisione al giorno d’oggi?”.
Simpatico! Ma lasciamo Fede per tornare in cucina: secondo lei quindi il tartufo è davvero afrodisiaco?
«Il gastronomo francese Brillat Savarin diceva che sa rendre les femmes plus tendres et les hommes plus aimable. I medici dicono di sì perché c’è un alcol volatile derivato del testosterone, ma per essere afrodisiaco dovrebbe essere in dosi tali che risulterebbe al contempo tossico. Dunque? Il tartufo è afrodisiaco perché prezioso – e non ho detto perché costa - quindi chi se lo vede offrire si sente al centro dell’attenzione e quasi tutti, le donne in particolare, amano sentirsi al centro dell’attenzione».
E per tutelarsi, come non incorrerere nelle truffe?
Con la lettura del libro, ovviamente, anche se dubito che l’editore accetti una formula soddisfatti o rimborsati. Comunque per il Bianco pregiato, annusandolo, strofinandolo leggermente sul dorso della mano e annusandolo ancora: se il profumo aumenta bene, altrimenti meglio diffidare. Anche se il consiglio resta quello di andare a mangiare il tartufo nei ristoranti. Gli chef hanno sempre quello migliore».
Avrebbe da consigliare una ricetta dove si esalta la fragranza del “diamante”?
La regola base è massimo rispetto ed esaltazione per questo ingrediente. Quindi bene come si dice le uova al tegamino o i tagliolini al burro. Oppure... Il principe Dimitri d’Asburgo Lorena, oltre ad essere un apprezzato chef è laureato in chimica con una tesi sui funghi e ha scritto il menu del libro. Lui si è inventato una carbonara di tartufi dove fa mantecare i tagliolini con un tuorlo d’uovo. Senza pancetta ovviamente, ecco tutto».
Prossime pubblicazioni?
«Ho scritto un libro per la Nuova Toscana Editrice che uscirà tra qualche mese. E’ la storia del Caffè Michelangiolo di Firenze, dove nacque il movimento artistico dei Macchiaioli. A parte qualche digressione sui ponci che bevevano gli avventori del locali però si parla soprattutto di storia dell’arte».
Data recensione: 16/09/2005
Testata Giornalistica: Metropoli