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Se la mostra aostana raccontata qui accanto parla di terre e di Terra, dei suoi significati e di suoi valori, quella fiorentina dedicata all’opera di George Tatge – fotografo turco di nascita, ma italo-americano di famiglia

Se la mostra aostana raccontata qui accanto parla di terre e di Terra, dei suoi significati e di suoi valori, quella fiorentina dedicata all’opera di George Tatge – fotografo turco di nascita, ma italo-americano di famiglia e origini – ne è un perfetto contraltare. Perché la natura e il paesaggio sono pressoché gli unici protagonisti di questi scatti tutti rigorosamente in bianco e nero, ma le Presenze del titolo sono senza ombra di dubbio quelle dell’uomo e della sua opera. Interventi anche turbativi della precedente armonia, a volte ma sempre perfettamente inglobati nello scenario circostante, per analogia o per contrasto che sia. Perché quello di Tatge è un obiettivo all’antica, esteta puro e narratore attento. La mostra infatti si divide in tre grandi sezioni che si susseguono secondo un preciso andamento tematico, una progressione dalla purezza alla contaminazione, dal predomino della cultura selvaggia e incontaminata alla compresenza di natura e artefatto, dall’assenza della presenza dell’uomo attraverso i suoi segni.
Lirismo, ironia e drammaticità si alternano o si fondono insieme, come plasmati dallo sguardo del fotografo e dal suo sentire, qui profondamente affascinati da un inedito Grand Tour italiano, lontano dalle vestigia dell’antichità, ma infinitamente classico, proprio grazie alla padronanza tecnica del suo autore.
Data recensione: 23/08/2008
Testata Giornalistica: Il Domenicale
Autore: Matteo Tosi