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Oltre sessanta scatti in bianco e nero che corrono lungo l’arco di vent’anni e puntano l’obbiettivo sul tema specifico del paesaggio italiano – dall’Umbria alla Toscana alla Sicilia – senza facile retorica ma con

Oltre sessanta scatti in bianco e nero che corrono lungo l’arco di vent’anni e puntano l’obbiettivo sul tema specifico del paesaggio italiano – dall’Umbria alla Toscana alla Sicilia – senza facile retorica ma con l’immediatezza di uno sguardo che coglie fiumi, boschi e montagne nella ora nella loro verginità assoluta, ora nell’inevitabile corruzione imposta dall’uomo. Dal 15 luglio in Villa Bardini a Firenze ospita l’esposizione dall’italo-americano George Tatge, Presenza, paesaggi italiani, prodotta dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e curata da Walter Guadagnini. «Mi piace girare il mondo a occhi aperti, e questa esposizione è il frutto del mio giropvagare, una reazione agli oggetti e alla realtà che ci circonda, al paesaggio soprattutto, una componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni e fondamento della loro identità» spiega Tatge, che è nato a Instambul, educato negli Stati Uniti e stabilito ormai da due decenni a Firenze, dove ha lavorato a lungo come direttore della fotografia della Fratelli Alinari. Per le sue foto usa la Deardoff, leggendaria macchina a soffietto capace di produrre negativi di formato 13x18: «è una macchina pesante, lenta, ma consona al mio modo di lavoro, che è pacato e non si brucia nei 30 secondi degli scatti del paparazzo, ma dedica tanti minuti a ciascuna foto» precisa l’artista , che ha sempre prediletto una fotografia ricca di simboli e di epifanie, dove ogni immagine deve essere letta a lungo perchè se ne possano cogliere i dettagli fino a entrare sotto la pelle di ciò che essi rappresentano. Peraltro Tatge stampa da sé e questa sua qualità artigiana contribuisce non poco a dare alle immagini la speciale nitidezza dei particolari e la sicura ricchezza dei toni, che invitano a uno sguardo lungo e meditativo. L’esposizione si snoda attraverso le belle sale di Villa Bardini, dove gli scatti, che vanno dal 1980 al 2007, sono raggruppati in 3 sezioni. La prima è quella degli spazi incontaminati, in rigorosi bianco e nero che a prima vista ricordano dei paesaggi americani di Ansel Adams, le colline intorno a Todi, dove Tatge ha vissuto, colte in un’immensità rarefatta, ma anche certi particolari raggelati delle foreste casentinesi o i ruscelli dell’ alta Lombardia. Una seconda parte esplora invece i modi in cui l’uomo con le sue colture e i suoi vari insediamenti , la terra l’ha bene o male trasformata o fatta propria, definendo confini ed erigendo barriere. Nella terza sezione Tatge indaga il persistere della volontà dell’uomo che lo porta a intervenire sul paesaggio naturale e storico, un paesaggiop violato che, senza smanie di denuncia ecologica esplora i modi e i simboli che caratterizzano la convivenza tra uomo e ambiente, dalle colate di calcestruzzo sul lungomare di Porto Torres alle colline chiazzate da ciminiere e casematte di Lucera.
Data recensione: 12/07/2008
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Dante Bigagli