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Cosa c’entra la politica con la felicità? Un cittadino americano non avrebbe difficoltà a rispondere: la sua Costituzione la annovera da più di due secoli tra i suoi diritti inalienabili.

Il libro-dialogo di Vannino Chiti e Michele Ciliberto oggi alla Festa dell’Unità alla Fortezza

Cosa c’entra la politica con la felicità? Un cittadino americano non avrebbe difficoltà a rispondere: la sua Costituzione la annovera da più di due secoli tra i suoi diritti inalienabili. Anche un filosofo del Settecento se la caverebbe bene: l’Illuminismo la considerava un’utopia realizzabile su larga scala. Ma sono un filosofo contemporaneo e un politico toscano che oggi cercano di tenere insieme quei due termini, e di intrecciarli senza che l’uno soffochi a morte l’altro. E allora le cose si complicano.

In un libro a quattro mani intitolato Un’idea dell’Italia. Dialogo fra un politico e un filosofo (Edizioni Polistampa), che gli autori presentano oggi (18.30) alla Festa dell’Unità di Firenze, Vannino Chiti e Michele Ciliberto aprono le camere separate in cui la cultura italiana ha mantenuto per decenni politica e felicità, privato e pubblico, individuale e sociale. Si confrontano con le ragioni del corpo, con le stagioni della vita, con gli imperativi del desiderio. C’entra, tutto questo con la politica?
C’entra. Anzi, tutto questo è la politica. Quella forma inedita, moderna e antiquata di politica che è stata ed è il berlusconismo. «A livello di cultura politica – dice Vannino Chiti – il berlusconismo è un po’ il messaggio che viene rappresentato dalle sue televisioni: un individuo la cui felicità consiste soltanto nella bellezza, nel successo e nell’essere sempre giovani. Ma è questo un messaggio vero di felicità? Non può nascere niente di positivo se non si tengono strettamente legati i termini «libertà» e «responsabilità», «io» e «gli altri». Quando un politico ragiona da filosofo, ai filosofi viene voglia di pensare da politici. Ed ecco Ciliberto: «La sinistra – insisto su questo – deve presentarsi come una forza che ha a cuore il problema degli individui, il ben vivere degli individui, non solo il problema dei valori, dei doveri fondamentali. Ma dobbiamo spiegare agli italiani che il ben nascere, il ben morire che tutti vogliono non si dà se ci si chiude nell’atomismo del singolo individuo».

In una manciata di pagine apparentemente «eccentriche», incastonate tra la riflessione sulla religione civile, i due papi, la democrazia e i diritti, Chiti e Ciliberto disegnano col tratto lieve della conversazione tra amici un nuovo progetto di sinistra meno cupa, più libera dai vecchi imperativi categorici del sacrificio e della mortificazione. Un progetto in cui «quella del vivere – conclude Ciliberto – possa e debba essere innanzitutto un’esperienza di felicità». Chissà se il messaggio toccherà il cuore e la mente di quanti, nel centrosinistra, si apprestano a redigere il progetto di governo.
Data recensione: 25/07/2005
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Pietro Jozzelli