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L’editore Polistampa di Firenze ci ha abituati a pregevoli libri d’arte e storia. Non fa eccezione «Opera d’arte dal territorio. Restauri 2005-2007» (marzo 2008), curato dalla Soprintendenza per i beni storici e artistici

L’editore Polistampa di Firenze ci ha abituati a pregevoli libri d’arte e storia. Non fa eccezione «Opera d’arte dal territorio. Restauri 2005-2007» (marzo 2008), curato dalla Soprintendenza per i beni storici e artistici di Firenze, Pistoia e Prato. Il volume riguarda anche la Valdinievole grazie al contributo di Ilaria Ciseri dal titolo «Un’iscrizione, una firma e un’aggiunta storica per il Museo nazionale di Casa Giusti ». Il saggio porta a conoscenza un episodio storico molto interessante, che riguarda appunto l’ex-residenza di Monsummano della famiglia del poeta. «Come tutte le antiche dimore— scrive Ciseri — anche Casa Giusti conserva qualche piccolo mistero, che di volta in volta viene svelato». Durante i lavori in un antico stanzino annesso al forno, è tornata alla luce una carta incorniciata con una scritta a penna e acquerello: «Nell’agosto del 1865 si raccolsero in questa sala Mabellini, Paoli, Matteozzi, Bimboni ed altri distinti cultori dell’arte armonica per rendere solenni parentali al poeta di cui l’Italia si onora, rammentando con gentil pensiero che musica e poesia nacquero [...]elle». L’ultima parola è illeggibile: potrebbe trattarsi di «sorelle» o «gemelle».Unaltro intervento di restauro nel 2005 aveva fatto scoprire nel salone d’ingresso un frammento di scritta. E’ probabile quindi che lo stesso testo fosse stato dipinto anche sull’intonaco di quest’ultimo ambiente. L’iscrizione parla di le celebrazioni di un poeta. E’ Giuseppe Giusti? Nel 1865 era già morto da 15 anni e la famiglia potrebbe averlo commemorato nella casa natale, a quel tempo abitata dalla sorella Ildegarde e dal marito e forse anche dalla vecchia madre Ester Giusti. Ma potrebbe trattarsi di Dante, del quale ricorreva il 6° centenario della nascita: molte città italiane nel 1865 dettero vita a iniziative culturali per celebrarlo, tanto più che in quell’anno Firenze— sua città, sia pure ingrata — divenne capitale del regno. Il mistero per ora è destinato a durare. E’ invece chiarissimo che di quel concerto d’eccezione, svoltosi nel salone al piano terra, furono protagonisti musicisti e compositori celebri e osannati: il pistoiese Teodulo Mabellini (1817-1897), Francesco Paoli insegnante dell’Istituto Musicale Fiorentino, Pietro Matteozzi direttore delle bande granducali di Firenze e il fiorentino Gioacchino Bimboni (1810-1895), strumentista di ottoni e virtuoso di fama europea, tanto che nel 1846 suonò nell’orchestra di Johann Strauss a Vienna. In quell’agosto 1865 insomma Monsummano visse il concerto-evento alla presenza delle autorità e delle personalità più eminenti. Una pagina culturale ora riportata alla nostra conoscenza.
Data recensione: 16/05/2008
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Marco A. Innocenti