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Gunter Grass ha illustrato in cento racconti il Novecento, uno per ogni anno del nostro secolo. Cento episodi, cento vite. (Gunter Grass, ‘Il mio secolo’). Lo scrittore Massimo Griffo, in ‘Amaritudine’ (selezione narrativa

Gunter Grass ha illustrato in cento racconti il Novecento, uno per ogni anno del nostro secolo. Cento episodi, cento vite. (Gunter Grass, ‘Il mio secolo’). Lo scrittore Massimo Griffo, in ‘Amaritudine’ (selezione narrativa Polistampa) racconta circa 60 anni di storia italiana, attraverso lo sguardo di una vita, quella di Gualtiero, “protagonista” della seconda metà del secolo scorso, ritratto anche in una punta del suo presente, diciamo ieri: il 2007. Anno per anno Griffo compone un romanzo morale, riuscendo a non cadere nella trappola del moralismo. Vi è una pietà cristiana, esplicitata in modo asciutto, sottintesa alla visione d’insieme che scaturisce dal romanzo. Sarebbe stato facile, di fronte a una vicenda come quella di Gualtiero, bambino ferito dalla guerra, orfano di padre e ingannato da chi avrebbe potuto fargli da padre, quindi adulto alle prese con sogni annunciati e solo sfiorati, scivolare in glosse di giudizio a margine o come incisi della trama, soprattutto a fronte della domanda di fondo che percorre il romanzo: vale la pena di fidarsi di qualcuno? Gualtiero e’ un bambino sopravvisuto alla guerra. E’ sopravvissuto alla nonna che era accanto a lui, quando vengono mitragliati da un aereo degli alleati, nella campagna laziale. E’ sopravvissuto al padre, mandato con le suole di cartone in Russia, tornato e unitosi ai partigiani, infine ucciso dai repubblichini. Gli rimane accanto la madre Anna, complemento adulto della sua stessa ingenuità. La vulnerabilità disarmata di Gualtiero e di sua madre attraggono. Attraggono un pedofilo affarista, amico e socio dello zio acquisito di Gualtiero. Attrarranno i suoi amici coinvolti in una visione politica, quella comunista, ma avrebbe potuto essere anche un’altra, attraverso quel canale pericoloso di rapporti che è l’uso di un amico disponibile a crederti e che tu sfrutti sulla base di un progetto ideologico, convinto del bene di farlo. Ma l’ingenuità di Gualtiero è fedele e questo mette in scacco quelli che incontra e anche lui stesso. Gualtiero è adolescente abusato, giovane ragioniere vincolato al segreto della sua vergogna, innamorato e usato, poi ragazzo padre che guarda oltre sé pur di accogliere la figlia Donata, dunque terrorista disarmato e, infine, faccendiere che non lucra. Rimane accanto a lui, davvero e nonostante i limiti, la sorella della madre, che la propria ingenuità giovanile l’aveva risolta nel vivere sulla superificie delle cose, cogliendo ogni opportunità ma non abbandonando mai né la sorella né il nipote, una sorta di fratello minore. La vicenda si snoda a Roma e a Firenze, due città fondamentali nella vita di Griffo che, fedele all’insegnamento del suo conterraneo Sciascia, racconta quello che conosce e gli dà un sapore, una linea di fondo: amaritudine. Il termine non esaurisce la vita, la percorre. La vita sopravvive all’amaritudine, non si lascia soprafare dall’amarezza. Gualtiero la sperimenta non solo subendola, ma attivamente nel cercare di vivere, come bisogno e come comportamento, la prima parte del termine: amar, cioè amare. Questo è all’origine del suo salvarsi, ma non solo. Tutti, anche i peggiori che sono con lui, anche gli ingrati che per un finto pudore lo dimenticheranno (Pino e Rosa), pur essendo all’origine della sua sofferenza, ne sono illuminati e se un senso positivo hanno nel loro vivere, lo devono a lui: Osvaldo ed Enzo, Luciano e il figlio-squalo Giulio, ma anche Marilena e Luca, e Pino e Rosa che vengono salvati dal suo silenzio, mantenuto per responsabilità e affetto nei loro riguardi. Griffo descrive tutto questo nel riverbero degli anni, nel lungo periodo, con una morale finale: meglio ingenuo, che mascalzone. In mezzo c’è una storia articolata con notevole sapienza narrativa, che lasciamo alla curiosità dei lettori. Il volume di Griffo verrà presentato a Firenze martedì 8 luglio nell’Area Pettini Burresi di Firenze, in via Faentina 145, alle ore 21.
Data recensione: 06/07/2008
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Michele Brancale