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Mi spiace che alla gente arrivi solo il peggio delle notizie, il pettegolezzo sulle disgrazie. Mi fa orrore chi fa spettacolo su fatti d’attualità, farei pulizia proprio nel settore

“Mi spiace che alla gente arrivi solo il peggio delle notizie, il pettegolezzo sulle disgrazie. Mi fa orrore chi fa spettacolo su fatti d’attualità, farei pulizia proprio nel settore dell’informazione. Tutto sommato lascerei il Grande Fratello e simili”, confessa Luciana.Meno informazione in tv, meno cronaca nera, meno talk show. E certamente abolire l’Auditel. Mentre il Grande Fratello, questo sì, «tutto sommato può rimanere».
Parole e pensieri di Luciana Littizzetto, uno dei personaggi più familiari e seguiti dal pubblico televisivo, che ne parla in un’intervista esclusiva fatta per l’ultimo numero da oggi in edicola e in libreria di “Doc Toscana”, la rivista di approfondimento culturale fondata e diretta da Riccardo Monni e pubblicata da Polistampa.
«Mi spiace che alla gente arrivi solo il peggio delle notizie, il pettegolezzo sulle disgrazie. Mi fa orrore chi fa spettacolo su fatti d’attualità - dichiara l’attrice e comica - Farei pulizia proprio nel settore dell’informazione. Toglierei tutti i talk-show dove si disquisisce con finti psicologi, ballerine, soubrette. Poi leverei buona parte della cronaca nera dai tg, che ormai vivono solo di quello».
Un giudizio netto a cui si affiancano salvataggi insperati. «Tutto sommato lascerei il Grande Fratello e simili e alla fine io non me la sentirei di condannare del tutto la tv spazzatura perché per qualcuno può avere il valore di un aiuto - afferma in un passo dell’intervista -. Ma sì c’è gente che vive la vita di Ridge e Brooke in Beautiful perché non riesce a vivere la propria».
Littizzetto punta il dito contro l’Auditel spezzando una lancia a favore dei programmi sperimentali «quelli che sono partiti in sordina e poi si sono fatti le ossa e piano piano sono riusciti a diventare programmi di successo».
Quanto alla televisione, e qui emerge il punto di vista di una protagonista ventennale del piccolo schermo, “è una macchina meravigliosa e diabolica che ti prende, ti mastica, ti consuma e ti butta via. Quindi se non ti difendi, cambiando ogni volta, non puoi continuare a farla”.“Io ho cambiato molto – dice – Ho iniziato facendo «Minchia Sabbry» fino ad arrivare a trattare di politica: le trasformazioni avvengono perché si cresce con l’urgenza di raccontarsi”.
Data recensione: 18/04/2008
Testata Giornalistica: QN
Autore: ––