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Un potere di sintesi tanto sviluppato e incisivo da sfociare quasi spontaneamente nella forza sgomenta del versicolo ungarettiano o nel respiro contratto e conciso dell’haiku. Ecco la silloge Per mano di Lucia Visconti, in cui parole

Un potere di sintesi tanto sviluppato e incisivo da sfociare quasi spontaneamente nella forza sgomenta del versicolo ungarettiano o nel respiro contratto e conciso dell’haiku. Ecco la silloge Per mano di Lucia Visconti, in cui parole talmente essenziali da apparire violente, e così precise da assumere i contorni di un’accusa, indicano “senza quartiere” nella discendenza di Adamo un utero impuro che — incapace da sempre di partorire la salvezza, perché reso sterile dallo sperma del male — aveva bisogno d’inseminazione artificiale. Provvide Gesù, servendosi però di una tecnica troppo avanzata e all’avanguardia, incompresa tuttora qui sulla Terra: il sacrificio. Insomma vana si rivelò, e sterile anch’essa, questa “fecondazione in vitro”. Al punto che fra noi creature ingrate, moltissime in ogni epoca hanno insistito a respingere il senso ultimo del Golgota. E ostinandosi anzi a preferire la perdizione, hanno ridotto a labile intimità, se non illusoria, il rapporto che ci lega a Dio e vincolato ciascun uomo (certo: come uno schiavo) all’indole infetta, alla natura corrotta che gli è congenita: una sghemba e deforme natura che trova redenzione (ahi: transitoria e basta!) per brevi attimi, persino effimeri (“Sull’argine ~ In terra radicata/ divengo in te acqua verde.// E resto nel tuo letto,/ ma non potrò seguirti:// uniti siamo solo/ da immagine riflessa”). Se poi, come la lirica Avvinghiato sembra suggerire, la corona aguzza che cingeva la fronte del Cristo prefigurava in qualche modo il filo spinato dei lager, dell’ingiustizia (e dunque della crudeltà), diventerebbe lecito affermare e aggiungere che la raccolta Per mano vuole anche dipingere, o meglio “sprigionare” con vigore commosso, il ritratto di un Messia scoraggiato e coraggioso, conscio Lui per primo di essere votato ad una resurrezione sprecata e deciso perciò a morire per semplice bontà: non a maggior gloria di un risultato utile o sicuro, ma esclusivamente per incalcolabile quanto incalcolato amore.
Data recensione: 24/01/2008
Testata Giornalistica: L(’)abile traccia
Autore: Pietro Pancamo