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L’uomo è un’arca. Attenzione a non fare naufragio. Eugenio Montale viene allontanato dalla direzione del Gabinetto Vieusseux nel 1938, anno delle leggi razziali, a motivo del suo antifascismo e della sua esplicita

L’uomo è un’arca. Attenzione a non fare naufragio. Eugenio Montale viene allontanato dalla direzione del Gabinetto Vieusseux nel 1938, anno delle leggi razziali, a motivo del suo antifascismo e della sua esplicita contrarietà all’antisemitismo. Montale non è ebreo, è però amico di scrittori ebrei: recensisce favorevolmente “Amedeo” di Debenedetti e viene creduto erroneamente ebreo per via del “caso Svevo”, cioè per aver promosso i libri dello scrittore triestino. “Come emerge anche dalle sue lettere la simpatia per gli ebrei è forte e documentata in Montale”, avverte Elena Gurrieri, critica letteraria e responsabile della biblioteca e dell’archivio del seminario arcivescovile fiorentino. Scrive Montale a Giacomo Debenedetti il 6 maggio 1926: “mi diceva Carrà, giorni addietro, che a Milano mi si crede ebreo per via del ‘caso Svevo’. Se fosse possibile essere ebrei senza saperlo, questo dovrebbe pur essere il mio “caso”, tanta è la mia possibilità di sofferenza, e il mio senso dell’arca, più che dell’home, fatta di pochi affetti e ricordi che potrebbero seguirmi dovunque, inoffuscati”. Di fatto, anche se in forme diverse e condivise in solido, Montale ha scelto a modo suo la pietas di Arturo Loria “verso ciò che è piccolo, frammentario, escluso” e che in quest’altro autore stanno alla base “dell’irriducibile fiducia nel tikkun, cioè nella restaurazione e riparazione messianiche, da offrire ai vinti e al loro senso profondo della caducità”, caducità che in Sandro Penna trova spesso il gusto dell’effimero. In lui, osserva Guerrieri, “alla base del libertinismo e della dimenticanza, che funzionano benissimo da soluzione facile per la libertà e per un’elasticità solo d’apparenza, troviamo il rifiuto rigido dell’azione del tempo al di fuori della quale i personaggi sono nichilisticamente sospesi”. Tre autori, dunque, tre modi di vivere il presente. Elena Guerrieri si misura anche con le loro opere e non solo con le loro. Potrebbero essere cinque libri quelli contenuti come saggi disposti in ordine cronologico nel suo ‘Letteratura, biografia e invenzione’, una ricca miniera di suggestioni, inediti, ricostruzioni e prospettive di studio, da cui abbiamo tratto le citazioni su riportate. Di fatto, uscendo dalla successione di tempo e raggruppando per oggetto questi saggi e schede, scritti dal 1989 al 2007 e pubblicati ora unitariamente da Polistampa, ci troviamo di fronte a sei studi sul controverso Sandro Penna (primo libro possibile), due su Eugenio Montale (secondo), due su Arturo Loria (terzo), tredici schede su undici importanti autori del Novecento e il senso del romanzo europeo in epoca moderna (quarto libro: Alba de Cespedes attraverso la ricostruzione degli indici della rivista ‘Mercurio’; Anna Banti, Italo Calvino, Aldo Palazzeschi, Giuseppe Favati, Rina Sara Virgillitto, Luigi Baldacci, Pier Luigi Meneghello, Piero Bigongiari, Claudio Magris e Umberto Saba) e, infine, due analisi (quinto libro possibile) su un pilastro laico della cultura fiorentina e nazionale, il Gabinetto Vieusseux, per il quale suggerisce una carta d’identità, e uno religioso: Maria Maddalena dei Pazzi, della quale è ricorso lo scorso anno il quarto centenario dalla morte e alla quale Elena Gurrieri dedica un ampio resoconto per un approccio letterario e iconografico.I saggi su Penna, su Montale e Loria, restituiscono ai lettori per il primo alcuni inediti (recensioni su l’‘Italia letteraria’ 1932-1933) e una prospettiva di studio in modo da riordinarne gli scritti. Ci vorrebbe inoltre un’edizione delle poesie e delle diverse prose, condotta con criteri d’indagine filologica, cioè basata sull’attento impiego dei materiali compresi nell’Archivio Penna; una bibliografia di e su Sandro Penna completa ed aggiornata, sin dai primi anni Trenta fino ai nostri giorni. Di Montale, Guerrieri restituisce un prezioso epistolario con Giacomo De Benedetti (1922-1947) e offre una proposta di riordino delle lettere. Non trascurabile, inoltre, nel caso di Loria, il recupero di scritti civili e letterari pubblicati su ‘Il Mondo’ (1945-1946) e una disamina della cultura ebraica nell’autore, come recensione a un approfondito lavoro di Ernestina Pellegrini, che firma peraltro l’introduzione del libro (in presentazione l’8 aprile alle 17 all’Archivio di Stato di Firenze).
Data recensione: 02/03/2008
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Michele Brancale