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Il giorno 3 dicembre 2007, all’indomani della Festa della Toscana nel ricordo dell’abolizione della pena di morte per opera di Pietro Leopoldo nel 1876, in Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio Regionale alla presenza

Il giorno 3 dicembre 2007, all’indomani della Festa della Toscana nel ricordo dell’abolizione della pena di morte per opera di Pietro Leopoldo nel 1876, in Palazzo Panciatichi, sede del Consiglio Regionale alla presenza dell’on. Riccardo Nencini, Presidente del Consiglio, è stato presentato il libro di Olinto Dini su Giuseppe Garibaldi. I relatori erano il prof. Bagnoli dell’Università di Milano, il prof. Zeffiro Ciuffoletti dell’Università di Firenze. Il lavoro di Olinto Dini ripercorre la vita dell’Eroe dei due mondi dalla sua infanzia alla morte. L’autore si avvale nell’illustrare le vicende politiche e di combattente di Garibaldi anche di numerose lettere e documenti ai più sconosciuti. Ne emerge un affresco globale dell’opera del patriota. Se ne scorge il disegno politico che denota una capacità pratica ed intelligente di risolvere annosi problemi italiani, senza irritare le posizioni politiche più intransigenti dei mazziniani, anzi cooperando con lo stesso Mazzini al conseguimento dell’Unità d’Italia. Riemerge dal saggio tutta la problematica di deciso interventista di Garibaldi, ferito ad Aspromonte dai Savoia e lo spettro sempre incombente di una Chiesa cattolica attaccata violentemente al secolarismo temporale e sempre pronta, nei primi anni delle annessioni, a recuperare i territori perduti.  Nel testo si rinvengono notazioni anche sulla vita privata dell’Eroe ed Anita. Nel complesso l’opera non risente di facili apologie e mette in chiaro i rapporti tra Mazzini, i Savoia e lo stesso Garibaldi, non trascurando la vena umanitaria e socialista che l’Eroe aveva da sempre portato innanzi: uomo del popolo e per il popolo potremmo sintetizzare. Buono anche l’inquadramento massonico del personaggio. Per lui la massoneria era scuola di vita e di pensiero e non aveva antinomie col suo pensiero politico. La grande considerazione che Garibaldi ebbe per la Libera Muratoria fu testimoniata dai Fratelli che lo vollero nominare Gran Maestro nel 1864; ed in seguito lo appellarono “Primo massone d’Italia”, anche in considerazione di quanto fece per l’unità della stessa massoneria divisa all’epoca in tre grandi spezzoni. Finalmente un’opera che non denigra o mette in secondo piano la massoneria com’è di moda in questi ultimi anni. 
Data recensione: 01/07/2007
Testata Giornalistica: Camicia Rossa
Autore: Guglielmo Adilardi