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Spesso dei genitori mi rivolgono domande sul modo più opportuno di avvicinare il bambino alla musica e io rispondo partendo da una larga panoramica. Se ci rechiamo all’estero, possiamo osservare come la pratica

Spesso dei genitori mi rivolgono domande sul modo più opportuno di avvicinare il bambino alla musica e io rispondo partendo da una larga panoramica. Se ci rechiamo all’estero, possiamo osservare come la pratica musicale sia ampiamente vissuta da individui e da gruppi che coltivano la tradizione popolare e/o la musica colta sin dalla prima età suonando, cantando e danzando a titolo amatoriale. Esistono popolazioni, dette primitive, che vivono quotidianamente a livello istintivo, naturale, la musica trasmessa loro dalla tradizione orale centenaria. Altri Paesi contano su un patrimonio di cultura musicale che viene trasmessa alle giovani generazioni attraverso una formazione di base e ad una sapiente organizzazione istituzionale che cura la pratica musicale unitamente alla relativa alfabetizzazione. Mi raccontava Roberto Goitre che, recatosi negli anni Settanta in Ungheria, aveva potuto osservare con stupore che qualsiasi cittadino era in grado di decodificare una pagina musicale con disinvoltura, come fosse una pagina di giornale. Nello stesso tempo gli ungheresi coltivavano anche le loro ricche tradizioni etniche. Purtroppo in Italia sono poche le persone che vivono attivamente le suddette esperienze. Le cause sono molteplici: anzitutto ci siamo allontanati dalla cultura orale delle varie regioni. Dato che le istituzioni pubbliche non offrono da noi una capillare formazione musicale a tutti i cittadini, gran parte delle persone si limita a coltivare la musica soltanto come consumo acritico di eventi offerti dai mass media. Il tutto è caratterizzato da passività e superficialità. Inoltre la musica, considerata come arte e cultura, da noi spesso incute soggezione. Oltre alla mancanza di una soddisfacente formazione di base caratterizzata da continuità dalla prima età alla scuola media superiore, si verifica una pratica attiva consentita soltanto a coloro che possono contare su mezzi economici per frequentare scuole di musica. Non è poi detto che la pratica strumentale debba preludere necessariamente ad un indirizzo professionale. Se le circostanze permetteranno l’individuazione di doti specifiche, sarà l’individuo ad operare una libera scelta fra varie possibilità. Anche se il quadro presentato non è roseo, penso tuttavia che la famiglia possa influire molto sulla formazione del bambino, sin dalla fase prenatale. È verificato che l’apparato uditivo del feto consente l’ascolto e la memorizzazione di suoni e musiche. Sin dai primi mesi il bimbo è sensibile in particolare alle voci dei familiari, che gli offrono un modello importante per l’apprendimento linguistico, ma anche per il canto. Dobbiamo fare attenzione a creare un ambiente acustico sano, non invadente e aggressivo e offrire anche occasioni di ... silenzio sereno. L’adulto, preso da mille impegni, offre frequentemente ai figli dei dannosi surrogati di compagnia tramite un utilizzo eccessivo di TV, CD e videogiochi. La presenza di troppe sollecitazioni acustiche danneggia una crescita armoniosa e allontana la possibilità di esprimersi attraverso manifestazioni canore consentite a tutti. Il canto è la più importante espressione personale da coltivare. Inoltre, offre una importante occasione di dialogo fra adulto e bambino, che spesso soffre di solitudine. La musica è soprattutto vita! Se la famiglia coltiva una pratica musicale quotidiana intelligente e dialogante, il bambino viene coinvolto con naturalezza e con gratificazione affettiva. Il suo spiccato senso di osservazione e di imitazione lo porterà ad interiorizzare le sollecitazioni offerte dall’ambiente. Per quanto riguarda i repertori di ascolto, è bene spaziare a trecentosessanta gradi, in un universo sonoro appartenente a vari generi ed epoche. L’importante è saper distinguere il bello dal brutto e avere attenzione a proporre brani adatti all’età dei fruitori. Mi soffermo ora in particolare sui repertori da cantare: nella mia lunga esperienza di formazione musicale del bambino, ho verificato che occorre far attenzione allo sviluppo delle vocalità. Da pochi suoni, la voce riesce ad ottenere una gamma estesa e ben intonata. Tante persone sono state condizionate negativamente negli anni d’infanzia da un ingiusto marchio determinato da adulti poco attenti al problema e poco delicati nell’esprimere giudizi. Se non si rispetta la gradualità, si favorisce l’emissione di stonature. Il vero stonato, tuttavia, è rarissimo. Nella scelta dei repertori, antepongo quelli di tradizione orale per un duplice motivo: 1) Le filastrocche, i canti trasmessi dalla tradizione popolare hanno importanti valenze ai fini della formazione linguistica, logico-mnemonica, della conoscenza corporea, della considerazione degli eventi che si svolgono nel tempo e nello spazio del proprio territorio.  2) Il mondo attuale ci offre molte occasioni di incontri interculturali. Mentre molti popoli coltivano gelosamente le nostre radici etniche anche per quanto riguarda la musica, noi italiani siamo piuttosto negligenti in merito. L’identità culturale è un tesoro che dobbiamo valorizzare. Soltanto a questa condizione si verificheranno scambi ricchi di significato. Nelle biblioteche possiamo consultare raccolte regionali di testi verbali provenienti dalla cultura contadina di molte regioni. Ai fini di una ricerca sistematica, sino a metà del primo ’900, gli etnografi non erano capaci di tradurre in simboli musicali i repertori. L’avvento del magnetofono ha fornito un grande impulso alla nascita dell’etnomusicologia, che ha trovato in Bartok un importantissimo maestro di ricerca e di utilizzo didattico. In Italia dobbiamo principalmente riconoscere in Diego Carpitella e Roberto Leydi dei capiscuola nel settore. Tuttavia gli etnomusicologi non hanno molta attenzione ai repertori infantili. Ho perciò abbinato la mia attività pedagogico-musicale alla ricerca di canti e di giochi tradizionali per l’infanzia. Per la formazione vocale, nel 1980, ho curato con il compianto Roberto Goitre (direttore di cori ed esperto di vocalità) la pubblicazione di Canti per giocare, che comprende settantacinque canti popolari infantili da me ricercati attraverso interviste nell’Italia Centrale e disposti in ordine di gradualità. Consultando la Biblioteca Nazionale di Firenze, ho scoperto l’esistenza della simpatica monografia Canzonette, Filastrocche e Storielle Popolari curata nel 1907 da Giovanni Giannini, studioso di tradizioni toscane. Purtroppo ai testi verbali dei canti non erano allegate le trascrizioni musicali. Ho quindi effettuato una paziente ricerca nel territorio regionale, utilizzando il registratore per intervistare tanti nonni che mi hanno consentito la ricostruzione integrale dei repertori. L’opera (Ester Setti - Daniele Poli, curatori della ristampa di Scioglilingua, Indovinelli, Passerotti, Giuochi, Canzonette, Filastrocche e Storielle Popolari scelti e ordinati da Giovanni Giannini, con CD allegato, Firenze, Edizioni Polistampa, 2006) è stata ristampata recentemente con il corredo di un CD curato da Daniele Poli, che ha interpretato con sapienza e vivacità i brani assieme al suo gruppo Tuscae Gentes. Certamente ai repertori popolari possiamo affiancare canzoni create per i bambini. Ora è in commercio una serie di libri con belle illustrazioni, corredati da Cd, a cura delle Edizioni Gallucci di Roma. Queste presentano, tra l’altro, le indimenticabili creazioni di Vinicius De Moraes e di Sergio Endrigo. Segnalo la pubblicazione di Johannella Tafuri Nascere musicali, percorsi per educatori e genitori, edita dalle Edizioni EDT di Torino, che incoraggia i genitori a cantare al figlio sin dalla fase prenatale e testimonia esperienze interessanti. Recentemente è nata l’iniziativa Nati per la musica - progetto per la diffusione della musica da 0 ai 6 anni, promosso dall’Associazione Culturale Pediatri (ACP), dalla Società Italiana per l’Educazione Musicale (SIEM) e dal Centro per la Salute del Bambino (CBS) - che ha lo scopo di valorizzare il grande contributo che l’educazione musicale precoce ha nel favorire il benessere e lo sviluppo psico-fisico del bambino. Collaboro con entusiasmo al potenziamento e alla diffusione di questo progetto che si affianca a Nati per leggere, che ha già riscosso il meritato successo. Auguriamoci che la situazione italiana sia ad una svolta positiva!
Data recensione: 01/01/2008
Testata Giornalistica: Il Rigo Musicale
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