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La dea Venere, nuda su una conchiglia che sorge dalla spuma del mare e viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a Clori, la ninfa che simboleggia la

Simonetta Vespucci posò per "La nascita di Venere" e fu musa ispiratrice per tanti altri pittori e umanisti
La leggendaria modella di Botticelli era una donna di olimpica bellezza
Un libro parla della "fortuna" artistica della giovane fiorentina che morì di tisi a soli 23 anniRoberta Nunnari
La dea Venere, nuda su una conchiglia che sorge dalla spuma del mare e viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a Clori, la ninfa che simboleggia la fisicità dell’atto d’amore, rappresenta una delle creazioni più famose dell’arte rinascimentale. Sulla riva della spiaggia di Cipro, l’isola cara a Venere, l’Ora della Primavera, una delle ninfe che presiedono al mutare delle stagioni, porge alla dea un manto ricamato di fiori per proteggerla.
Il pittore fiorentino Sandro Botticelli la dipinse intorno al 1483 o forse entro il 1485 e quest’opera, che si trova nella Galleria degli Uffizi di Firenze, è considerata l’esaltazione della bellezza classicamente intesa e, al contempo, della purezza dell’anima.
Ma, come sostiene l’Argan, «non è affatto una pagana esaltazione della bellezza muliebre» perché «tra i significati impliciti c’è anche quello della corrispondenza del mito della nascita di Venere dall’acqua marina e dell’idea cristiana della nascita dell’anima dall’acqua del battesimo. Il bello che il pittore vuole esaltare – aggiunge Argan – è, in ogni caso, un bello spirituale e non fisico: la nudità di Venere significa semplicità, purezza, mancanza di ornamenti».
Il quadro della "Nascita di Venere" fu dipinto dal Botticelli, come "La Primavera" e "Pallade che doma il centauro", per Lorenzo di Pierfrancesco de’Medici, nipote di Lorenzo "Il "Magnifico" per adornare la Villa di Castello, nella campagna fiorentina.
Intorno a questo capolavoro del Botticelli esiste da sempre una leggenda legata a Simonetta Vespucci, la modella prescelta dall’artista e ritenuta dai suoi contemporanei, come riferiscono le cronache, la più bella donna vivente.
La giovane donna non fu solo modella per "La nascita di Venere", ma fu anche musa ispiratrice per numerosi altri artisti, ma ciò che le diede molta notorietà fu il fatto di essere stata l’amante di Giuliano de’ Medici. Di lei però si sa poco, se non che morì ventitreenne di tisi. Nonostante una così scarna biografia, la modella di Botticelli, considerata una delle più belle donne di ogni tempo, continua a rappresentare l’ideale femminile che nel secondo Quattrocento, quando lei visse, era legato al concetto neoplatonico di bellezza. Il suo mito, pur con alterne vicende, continua ancora oggi ed è una delle figure più copiate nel mondo della pittura.
Moltissime sono anche le citazioni in drammi, opere musicali e persino pubblicità, e infinite le versioni romanzate della sua storia, diffuse in ogni lingua e paese del mondo. Le fonti letterarie a cui Botticelli attinse, per la creazione dell’opera che ritrae Simonetta Vespucci, furono sicuramente l’"Inno a Venere" di Omero e le opere di Ovidio, oltre alle "Stanze" del Poliziano, artista orbitante alla corte di Lorenzo il Magnifico.
Su come si è formata la leggenda su una donna così giovane, cerca di dare risposta un libro di Giovanna Lazzi e Paola Ventrone, "Simonetta Vespucci. La nascita della Venere fiorentina" (Polistampa Firenze, pp. 192, euro 18), che analizza, tra l’altro, le metamorfosi dell’immagine femminile nella Firenze dei primi Medici. Ciò che fece di Simonetta "l’ineguagliabile" , come scrivono le autrici del libro, fu la rapidità degli avvenimenti che la videro protagonista: dalla idealizzazione iniziatica, alla morte improvvisa che ne proiettò l’acerba immagine in un mondo ultraterreno, privandola della consistenza umana e della sua stessa personalità.
Paradossalmente la giovane Simonetta, diventò un’icona proprio per l’inconsistenza della sua persona reale e non è un caso che le notizie biografiche su di lei siano così scarse e limitate ai soli versi a lei dedicati dal Poliziano. Nel mondo dell’arte sono innumerevoli le rivisitazioni della bellissima fanciulla bionda che ha dato volto alle figure del celebre pittore fiorentino che, nell’immaginario generale, impersona il Rinascimento. Anche se l’opera è conosciuta come "La nascita di Venere", titolo che risale al XIX secolo, molto probabilmente nella tela sono fusi insieme i due distinti momenti dell’iconografia della Venere: la sua nascita dalla spuma del mare e il suo approdo all’isola di Cipro, o forse Citera.
Il dipinto si carica però di un forte significato allegorico, in quanto il tema della Venere non è altro che un pretesto per descrivere il concetto dell’unione dello spirito (soffio degli Zefiri) con la materia (vestizione a opera di Ora, simbolo della natura stessa).
Data recensione: 13/01/2008
Testata Giornalistica: Gazzetta del Sud
Autore: Roberta Nunnari