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Profondo λόγος

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Nella poesia di Donatella De Vincentiis Fazzino, scrive Giuseppe Panella nel saggio introduttivo, “vive quella capacità di sentire in concreto l’evidenza della realtà pur non volendo lasciarsi catturare da essa”. Proprio così, la poetessa elargisce pagina dopo pagina con chiara evidenza il magistero della sua esperienza sapienziale.
Per Franco Manescalchi “sono i suoi versi a condurci, senza ambiguità o indugi fenomenologici, fatta salva la Grazia della Forma, in un viaggio dove la visione (o il sogno) aprono un mondo allo sguardo del lettore. Tanto è chiaro il suo messaggio che possiamo seguirne la traccia come su un portolano”. In effetti, l’autrice si affaccia “sulla porta di un sogno scivolando in millenari oblii” perché, come diceva Prospero ne La Tempesta di Shakespeare, “noi siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni…”, per cui tempo e spazio risultano infine il crocevia della rivelazione. Concetto su cui si sofferma ancora Franco Manescalchi: “Si legga, come in un cartiglio d’apertura, ‘L’Invisibile / nel tempo si rivela, / per sovrapposizione / di linee e di contorni’. L’autrice vive così il suo ‘attimo immenso’ fra voli e derive dell’animo, con la doppia capacità di rivelare e ri-velare (o nuovamente velare con le forme leggiadre della poesia) la verità attinta nel profondo. Non a caso nell’exsergo l’autrice scrive: ‘Bianco silenzio / di leggere le nuvole, /bianche ali d’angelo / stese su di me’. Ed è un attimo dove il tempo ricompone l’ossimoro con l’eterno e si offre scandito con nitore ungarettiano: ‘Toccata d’immenso, / il mio tempo / in cerchi d’acqua / si dilata, / Non chiedo spazio, / né un tempo, / a chi mi apre l’Immenso’. Da tutto ciò emerge ‘un tempo denso di incantesimo‘ che ci trasmette in presa diretta, senza bisogno di filtri critici, ‘l’irragionevole meraviglia’ a cui l’autrice è felicemente approdata”.

Nella poesia di Donatella De Vincentiis Fazzino, scrive Giuseppe Panella nel saggio introduttivo, “vive quella capacità di sentire in concreto l’evidenza della realtà pur non volendo lasciarsi catturare da essa”. Proprio così, la poetessa elargisce pagina dopo pagina con chiara evidenza il magistero della sua esperienza sapienziale.
Per Franco Manescalchi “sono i suoi versi a condurci, senza ambiguità o indugi fenomenologici, fatta salva la Grazia della Forma, in un viaggio dove la visione (o il sogno) aprono un mondo allo sguardo del lettore. Tanto è chiaro il suo messaggio che possiamo seguirne la traccia come su un portolano”. In effetti, l’autrice si affaccia “sulla porta di un sogno scivolando in millenari oblii” perché, come diceva Prospero ne La Tempesta di Shakespeare, “noi siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni…”, per cui tempo e spazio risultano infine il crocevia della rivelazione. Concetto su cui si sofferma ancora Franco Manescalchi: “Si legga, come in un cartiglio d’apertura, ‘L’Invisibile / nel tempo si rivela, / per sovrapposizione / di linee e di contorni’. L’autrice vive così il suo ‘attimo immenso’ fra voli e derive dell’animo, con la doppia capacità di rivelare e ri-velare (o nuovamente velare con le forme leggiadre della poesia) la verità attinta nel profondo. Non a caso nell’exsergo l’autrice scrive: ‘Bianco silenzio / di leggere le nuvole, /bianche ali d’angelo / stese su di me’. Ed è un attimo dove il tempo ricompone l’ossimoro con l’eterno e si offre scandito con nitore ungarettiano: ‘Toccata d’immenso, / il mio tempo / in cerchi d’acqua / si dilata, / Non chiedo spazio, / né un tempo, / a chi mi apre l’Immenso’. Da tutto ciò emerge ‘un tempo denso di incantesimo‘ che ci trasmette in presa diretta, senza bisogno di filtri critici, ‘l’irragionevole meraviglia’ a cui l’autrice è felicemente approdata”.

Polistampa, 2009

Pagine: 48

Caratteristiche: br.

br.

Formato: 14x20

ISBN: 978-88-596-0571-3

Collana:
Corymbos | Letteratura, prosa e poesia, 6

Settore: